ANGELS OF DEATH
DISPONIBILITÀ: Crunchyroll
VOTO: 8
Sto
scrivendo questa recensione mentre ascolto i Misfits perché l’horror
punk mi pare particolarmente indicato per descrivere il mood di
ANGELS
OF DEATH (SATSURIKU
NO TENSHI:
tradotto meglio con “Angeli del Massacro”; parole che si scrivono
con kanji bellissimi 殺戮の天使
)
Inizialmente
non mi era chiaro dove
volesse andar e a parare questo anime, ma poi i rimandi si fanno via
via più chiari e frequenti. Si tratta in effetti di un retelling
di ALICE.
Rachel
Gardner si trova in un edificio che sulle prime sembra un ospedale. È
stata portata lì dopo un evento traumatico e ogni giorno parla con
il dottor Danny, uno strano psicopatico con il feticismo degli occhi.
Ben
presto capiamo che non si tratta di un ospedale, ma di una sorta di
gioco a livelli di difficoltà, in cui ad ogni piano c’è un
custode e una prova da affrontare.
Sul
cammino per uscire dal palazzo, Ray incontra Zack, un ragazzo
completamente avvolto in bende bianche e con una grossa falce. È
alto, magro e in qualche modo hardcore. I due stringono un
patto: Ray aiuterà Zack a uscire e lui in cambio la ucciderà.
Questo strano sodalizio fa si che agli occhi di Rachel, Zack diventi
una sorta di dio ma anche e soprattutto un amico, seppure in modo
strano e il loro rapporto si rinsalda sempre di più man mano che
scopriamo alcuni episodi del passato di entrambi.
I
custodi - che sono come angeli malati - sono tutti completamente
pazzi, dediti all’omicidio e all’amore malsano. I riferimenti ad
ALICE non sono sempre evidenti e ho fatto fatica a incasellare
certi personaggi. Ma partiamo da quelli più riconoscibili. l’unica
donna è fissata con le punizioni quindi il rimando alle esecuzioni
capitali riconduce alla Regina di Cuori, mentre il Prete – deus ex
machina dell’intero edificio (lui stesso si considera una divinità,
o meglio “il dio di se stesso”) e artefice del sistema di
passaggio da un piano all’altro – è il Bruco: a un certo punto
chiede a Rachel “Chi sei tu”. Per quanto riguarda Rachel e Zack,
lei somiglia anche fisicamente ad Alice (nella versione bionda)
mentre lui ricorda una versione distorta del Cappellaio.
Non
ho potuto classificare il piccolo Ed, un bambino che, vinto da una
timidezza patologica, porta sempre una grossa maschera che lo fa
sembrare uno spaventapasseri. La forma tonda della testa mi ha
ricordato un po’ Suika, la bambina più piccola del villaggio nel
manga DR, STONE, che indossa un’anguria, oppure il ragazzino
in HOTEL NEW HAMPSHIRE di John Irving, che è sempre
mascherato per sentirsi sicuro. Ed è innamorato di Rachel e per
questo vuole ucciderla (“All beauty must die” direbbe
Nick Cave).
Tutto
ha sempre una tinta molto dark. Rachel è intelligente ma
apatica, Zack è impulsivo, casinista e molto sboccato. Questo è
evidente nella versione originale (che è abbastanza comprensibile),
mentre nei sottotitoli appare più edulcorato.
ALICE
NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE di Carroll si presta bene ad essere
adattato sotto forma di videogioco perché le avventure della
protagonista procedono per quadri separati e, se nel libro il culmine
è nel processo e nella successiva aggressione delle carte (ma, come
dirà Alice, “Sono solo un mazzo di carte”), nell’anime – che
per l’appunto nasce da un videogame – il climax si raggiunge con
il processo contro Rachel facendoci venire il dubbio che in realtà
Rachel sia morta dopo l’evento traumatico di cui sopra e che
l’edificio sia in realtà una sorta di oltretomba. Ma non è così
perché in effetti c’è un dopo, cioè mentre nel libro non si vede
il momento in cui Alice esce dalla tana del Coniglio e si pensa che
sia stato tutto un sogno (ma se invece fosse stata un’esperienza di
morte?), nell’anime noi vediamo la difficoltà della scalata.
ANGELS
OF DEATH inizialmente sembra un banale shônen
tipicamente tratto da un videogioco, in cui i singoli incontri /
scontri sono fini a se stessi e non conducono da nessuna parte, MA
NON Ê COSÌ. Dopo
i primi episodi ci si accorge che i personaggi non sono nemici che
compaiono e scompaiono senza lasciare traccia, ma piuttosto sono
elementi importanti per comporre il puzzle più ampio del passato di
Ray e Zack. Nell’ultima parte poi si inseriscono riflessioni
profonde sul valore della fede e dell’amicizia.
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