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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

MEMORIE DI UN ASSASSINO

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MEMORIE DI UN ASSASSINO è il nuovo film di Bong Joon-Ho; cioè, nuovo si fa per dire! Il film in realtà è del 2003 ma è approdato adesso nei cinema italiani sull’onda del successo ottenuto dal regista coreano agli Oscar. Siamo nel 1986. In Corea del Sud c’è una dittatura militare che dura da più di dieci anni. In un paesino di campagna non troppo lontano da Seul si profila l’ombra di uno stupratore / assassino seriale, ma i poliziotti locali non hanno né i mezzi né le capacità per gestire un caso di questa portata. I metodi sono aleatori e brutali e – in maniera un po’ ridicola – si affidano addirittura alla superstizione. Per questo viene inviato dalla capitale l’investigatore Seo Tae-Yun, che utilizza metodi più moderni di deduzione. Il film è una riflessione sulla condizione di vita nella Corea del regime: si vedono le fabbriche, le manifestazioni militari, il coprifuoco; la scuola fino a tardi e le esercitazioni …. Ma è anche una riflessione più generale sull’emargi

DIABLERO STAGIONE 2

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VOTO: 7 +  È difficilissimo fare la recensione di una seconda stagione senza fare spoiler, quindi un po’ saranno d’obbligo. … . … . In questo nuovo ciclo scopriamo finalmente che fine ha fatto Mayaken, il figlio di Keta. Nel primo episodio, i nostri vanno a recuperare padre Ventura (“ el curita carita ”) nel primo livello del Mictl án, il mondo dei morti azteco. Questo mi porta a fare due considerazioni sui punti di forza di DIABLERO . In primo luogo, in questa stagione si sente ancora piç chiaramente l’intento volutamente grottesco di alcune scelte narrativo/ visive: Elvis che attravesa il fiume delle anime su un gonfiabile rosa a forma di fenicottero, le ragazze che si drogano con le “lacrime di demone”, la zia di Isaac (el Indio) che lo possiede, il padre di Elvis che risorge dalla tomba …. In secondo luogo, bisogna parlare dell’altissimo dosaggio di sincretismo che pervade ogni episodio: molte formule per richiamare o esorcizzare i demoni sono in nahuatl e an

THE 100 - LIBRO 1

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Kass Morgan, BUR VOTO: 7/8 Eccoci al momento tanto atteso: la recensione di THE 100, primo libro della tetralogia che ha ispirato la serie Netflix. Chiariamo subito che la serie è “liberamente tratta”, ovvero ci sono profonde e molteplici differenze a livello di storia, di personaggi e di struttura. Come nella serie, i personaggi principali hanno nomi che sono un omaggio a famosi scrittori di fantascienza: Clarke per Arthur E. Clarke, Wells per H. G. Wells, Bellamy per Edward Bellamy e Octavia per Octavia Butler. Siamo su una navicella orbitante nello spazio (anzi, si tratta di un conglomerato di tre navi: la Fenice – più ricca – la Arcadia, e infine la Walden, - la più povera). Sono passati 300 anni dal Cataclisma nucleare che ha reso la Terra inospitale(e non 97 come nella serie!); ormai il tempo è agli sgoccioli. Cento ragazzi detenuti nel carcere minorile vengono inviati sulla Terra per vedere se è possibile tornare a vivere lì I capitoli si alternano con le voci

REDENZIONE

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Smith Henderson, Einaudi VOTO: 8.5 Pete è un assistente sociale più incasinato dei suoi assistiti. La sua ex moglie ha lasciato il Montana per trasferirsi in Texas con la figlia quattordicenne, Ruth (anche se preferisce farsi chiamare Rose: “Rose Snow” rievoca la Biancaneve dissanguata di Benjamin Lacombe, come se fosse un personaggio inventato) La moglie, Beth, si dà ai festini e Ruth scappa. Da quel momento Pete fa migliaia di chilometri per ritrovarla: Indiana, Seattle … In tutto questo ci sono due particolari casi che Pete segue: quello di Cecil – un ragazzo che ha seri problemi con la madre – e i Pearl. Jeremiah e suo figlio Ben vivono nei boschi del Montana, lontani dalla TV e dai giocattoli – che sono repliche che veicolano Satana – e lontano dal denaro. Solo alla fine si scoprirà che fine ha fatto il resto della famiglia di Pearl, che nel frattempo finisce braccato dall’F.B.I. e in piena paranoia da Assedio di Ruby Rigde. Le descrizioni paesaggistiche –