MARABBECCA
Viola Di Grado, La Nave di Teseo
Voto: 9
La Marabbecca è una figura del folklore siciliano: una donna fatta di buio, che vive in fondo ai pozzi e trascina con sé i bambini che si avvicinano al bordo, trasformandoli a loro volta in ombra.
Clotilde pensa di essere così, una Marabbecca che trascina nelle tenebre tutti quelli che ama.
Il libro si apre con l'incidente automobilistico che coinvolge lei e il suo fidanzato, Igor. Una ragazza si è parata all'improvviso sulla strada facendo sbandare la macchina.
Clotilde riporta una lesione al braccio e Igor - che sembrava morto, là sulla carreggiata - risulta in coma.
Quella di lui è una condizione liminale, che lascia interdetta la sua ragazza. Ripensare alla storia con Igor le fa male: le botte, gli insulti, le frasi taglienti. Ma forse l'amore dev'essere così.
Nel periodo di incertezza che segue l'incidente, la protagonista inizia una relazione con la ragazza che lo ha causato.
Angelica è bellissima e infantile, e studia ornitologia in una casa piena di uccelli. Sembra quasi che, intrappolata in una Sicilia festaiola e frivola che non ti lascia scampo, sia rimasta bambina; ma c'è un non-detto nel suo passato misterioso.
Quando, sei mesi dopo, Igor si sveglia dal coma il suo cervello è danneggiato ed è regredito a uno stato di pure pulsioni animalesche.
Il medico suggerisce freddamente di ricoverarlo in una clinica specializzata, ma Clotilde preferisce portarlo con sé a casa di Angelica. È un triangolo malato che porterà al disastro.
La scrittura di Viola Di Grado è perfetta: nitida, poetica e disperata.
Si percepisce il dolore di chi ama e odia la terra in cui è nato, così come si pone in un rapporto di amore e odio con le altre persone.
La tensione tra bene e male è il filo conduttore del romanzo, ma sono due poli spesso sfumati: ci si interroga sulle decisioni di Clotilde e sulla sua vita interiore senza mai trovare una vera risposta.
Si tratta di un'opera breve, nella quale ogni elemento racchiude un simbolo (a partire dalla figura della Marabbecca del titolo), e anche il paesaggio di Catania ha un valore metaforico assimilabile a quello della Natura romantica di Constable e Turner (un riflesso dello stato d'animo).
Lo stile mi ha ricordato un po' Isabella Santacroce, non per le scene erotiche ma per la precisa cesellatura pindarica delle parole.
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