LA PREDA
Damon Galgut, E/O
VOTO: 8.5
Un uomo in fuga trova un passaggio da un prete. Dopo un momento di amicizia e condivisione tra i due, il prete fa all'uomo certe proposte ma l'uomo lo respinge; al che il prete lo minaccia di denunciarlo alla polizia e l'uomo, per reazione, lo uccide e ne seppellisce il corpo in una cava, ruba tutta la roba del prete - tonaca compresa - e si presenta alla parrocchia in veste di nuovo sacerdote.
È interessante come Galgut, attraverso questo espediente, metta in luce la disparità ancora esistente tra bianchi e neri nel Sudafrica post-apartheid. Lo fa con osservazioni puntuali e un'ambientazione che di fatto spacca la società.
Il linguaggio è essenziale e scabro e la narrazione viene portata avanti per quadri, come con delle pennellate precise o come se si trattasse di un lungo poema.
Il titolo stesso, che trasforma il protagonista da aggressore a cacciato, ricorda la dicotomia di William Blake tra Tigre e Agnello.
I personaggi vengono raramente chiamati per nome, come se fossero delle maschere del teatro o degli archetipi universali.
A riprova di ciò, alla scena del processo si mescola significativamente l'arrivo di un circo felliniano, un po' come in LA SPIEGAZIONE DEGLI UCCELLI di António Lobo Antunes.
Damon Galgut esplora il senso della vita e della morte: la vita, dice il protagonista, è movimento. Questo riporta alla tesi dell'antropologia Eric Leeds, che sosteneva che la parte più importante del viaggio fosse lo spostamento da un luogo all'altro, spostamento che cambia la percezione del viaggiatore.
Ultima connessione che mi è venuta in mente si può tracciare con la miniserie MIDNIGHT MASS. Qui un prete arriva su una piccola isola e da allora cominciano ad accadere quelli che sembrano miracoli. Ma il sacerdote, che pare venuto dal passato, nasconde un segreto. La contrapposizione - posta dal regista e creatore Mike Flanagan non in senso assoluto, ma nei toni della cosiddetta "moralità grigia" - è quella classica tra Bene e Male.
Anche in Galgut si può dare questa lettura: l'uomo arrivato nella borgata come prete non sa nulla di religione ed è un assassino, ma il numero di fedeli che assistono alle sue prediche va via via aumentando; il vero prete non era certo un sant'uomo, poiché beveva e non era casto.
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