THE HOLE
Hye-Young Pyun, Mondadori
Voto: 8.5
Il signor Oghi si risveglia dopo un gravissimo incidente d'auto nel quale sia moglie è morta. È paralizzato: può muovere solo gli occhi e, dopo un lungo periodo di riabilitazione, acquisisce l'uso del braccio sinistro.
Inizialmente è affidato alle cure di una badante, ma questa è una donna tremenda e ambigua (forse una ladra), così la suocera decide di mandarla via e di prendersi personalmente carico del malato. Però, leggendo le note della figlia deceduta, la donna viene a sapere determinate cose del rapporto coniugale tra i due, e quindi inizia a trattare male Oghi.
Il protagonista viene spesso lasciato solo coi propri pensieri, rivolti alla moglie. Tanti quanto lui ora si sente alienato in un corpo che non gli appartiene più, lei era un'anima in pena che non riusciva mai a portare a termine un progetto, se non la coltivazione del giardino di casa. Ma un giorno Oghi scopre che la suocera sta estirpando tutte le piante per far spazio a una misteriosa fossa che dovrebbe contenere un laghetto per le carpe koi.
Qui si apre una parentesi interessante del romanzo: la suocera è per metà giapponese, e questo ha comportato un certo grado di discriminazione.
Mi è venuto in mente il libro di Yū Miri ORO RAPACE, nel quale questo è uno degli argomenti principali.
Altre notazioni di colore che rendono interessante il romanzo di Hye-Young Pyun sono gli accenni alla multiforme vita religiosa coreana tra cattolici, buddhisti, fedeli della religione tradizionale e nuove sette.
In particolare, viene affrontato quest'ultimo tema, che è diventato centrale in Estremo Oriente a partire dalla metà degli anni Novanta.
In THE HOLE c'è poco dialogo: tutta la trama si sviluppa nei pensieri del protagonista che si sente via via sempre più intrappolato, come se fosse in una gabbia. Anche la casa, dove prima si trovava a suo agio, adesso somiglia a una prigione. È l'inversione speculare di quanto avveniva nel libro LA FORESTA TRABOCCA di Maru Ayasse: se lì donna si tramutava in pianta per ricavare una "Stanza tutta per sé" (come quella della Woolf), nella storia di Pyun la camera diventa claustrofobica.
È curioso come nella narrativa orientale torni spesso la metafora dell'albero. Sulla copertina di THE HOLE ce n'è uno che si irradia da un centro placido. Quindi, il buco del titolo potrebbe essere la fisicità del protagonista - con una ramificazione di pensieri. Ciò richiama LA VEGETARIANA di Han Kang, nel quale la ragazza a un certo punto sostiene di voler diventare un albero per toccare il cielo (ricordiamo che in diverse culture esistono alberi sacri).
Parimenti, il titolo ha anche un significato più piano e immediato, che rimanda allo scavo in giardino.
Lo stile è incalzante - nonostante la staticità della trama - e riecheggia un po' MISERY di Stephen King, con la stessa dose di inquietudine psicologica.
Nel 2025 sono iniziate le riprese per un film tratto dal romanzo: il regista sarà il versatile Kim Je-Woon, che si è dimostrato capace di indagarea psiche umana col bellissimo horror A TALE OF TWO SISTERS (adattamento di un racconto tradizionale dell'epoca Joseon). In questo caso la storia subirà probabilmente diversi cambiamenti perché il protagonista non sarà un cartografo coreano di nome Oghi, ma uno scrittore americano di nome Owen, e non è ancora chiaro come questo "whitewashing" influirà sulla trama in senso generale.
Siamo tutti curiosi!
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