ZERO K
Don Delillo, Einaudi
Voto: 8.5
Ross decide di portare sua moglie, gravemente malata, in una struttura all'avanguardia spersa nel deserto del Kazakistan. Qui Artis verrà sottoposta a criogenesi e si sveglierà solo dopo cent'anni o più, quando le malattie saranno sconfitte e l'Uomo sarà virtualmente immortale.
Delillo si interroga sul senso stesso della morte e del futuro. Secondo l'antropologo Marc Augé, noi viviamo in uno stato di eterno presente (chiamato "non-tempo") e siamo incapaci di accettare la fine. Ancora, secondo il sociologo coreano Byung-chul Han abbiamo volutamente allontanato da noi il dolore.
Dunque, si chiede Delillo, che significato ha l'arte in un tale contesto?
Convergence sembra un luogo / non-luogo a sé stante, dove bizzarre installazioni comunicano una sensazione di spaesamento: ci sono i manichini senza volto - così assimilabili ai corpi rasati pronti per l'ibernazione - gli schermi sui quali vengono proiettate scene di autoimmolazione e altri rituali, il teschio cosparso di gemme che rievoca le opere di Damien Hirst... Nulla è naturale, come un ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, tutto è un non-sense. E poi ci sono le porte lungo interminabili corridoio: tutte dipinte di colori pastello, tutte misteriosamente chiuse e senza pomello, come se racchiudessero degli incubi (come in SHINING).
Tornato a casa a Manhattan, il figlio di Ross vede una donna per strada intenta in una performance: sta ferma e muta come una statua, ma qual è il suo scopo, la sua causa?
Ross non è il vero nome di quel ricco magnate, è uno pseudonimo fittizio, inventato. Ma perché cambiare nome? Solo per avere un retaggio e ascendenze differenti? Tutta la vita di Jeff gli pare di colpo una costruzione. Torna l'interrogativo shakespeariano: sarebbe stato diverso se avesse mantenuto il cognome originale? Forse no, perché ognuno è frutto della propria storia. Ne è la prova Stak, figlio adottivo della compagna di Jeff: il ragazzo viene dall'Ucraina e conserva memoria di esperienze lontane. È ombroso e distante, come una pietra esposta in un museo.
Tutti i personaggi sembrano in qualche modo fluttuare: come il sasso di Heidegger, "sono ma non esistono".
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