POVERE CREATURE!


Alasdair Gray, Safarà


VOTO: 9

POVERE CREATURE! è un romanzo-mondo in cui la ricchezza di dettagli storici contribuisce a creare l'impressione di verosimiglianza. Alasdair Gray utilizza diversi dispositivi narrativi e diverse forme di linguaggio per ri-velare un mistero che viene allo stesso tempo celato, costringendo il lettore a interrogarsi sul ciò che lo circonda.

Bella è una giovane donna che scopre come una bambina tutte le cose che sono intorno a lei: in primis ritrova le parole - e lo fa con un uso debordante di sinonimi e allitterazioni che rasenta l'ecolalia - poi scopre il sesso e infine le ingiustizie sociali proprie dell'Inghilterra vittoriana, e decide quindi di porvi rimedio attivamente. Tutto i protagonisti hanno nomignoli con un significato altro: God ("dio"), Candele ("candela"), Wedder ("colui che si sposa")

Ma chi è davvero Bella e cosa ha fatto il suo mentore e tutore per lei?

Il romanzo trae esplicitamente ispirazione dalla letteratura gotica di lingua inglese, primo fra tutti da FRANKENSTEIN di Mary Shelley, ma si spinge più in là. Godwin Baxter è sia mostro che benefattore e la stessa Bella racchiude in sé più di un'anima, per questo il traduttore Enrico Terrinoni propone un parallelo con Belle Gunners, una delle più famigerate serial killer americane: anche quando si pensava di sapere qualcosa di lei, i contorni sfuggivano. 

Tuttavia non mi pare un paragone calzante. Io ho trovato più tratti in comune con LA BELLA E LA BESTIA (perché tutti qui sono al contempo "bella" e "bestia", così come tutti si definiscono alternativamente "povere creature") quindi le mie prossime letture saranno proprio FRANKENSTEIN e il suo retelling  LA BUIA DISCESA DI ELIZABETH FRANKENSTEIN di Kiersten White e UN FATO COSÌ INGIUSTO E SOLITARIO, retelling della famosa fiaba per bambini.

Interessante è invece il confronto con il capitolo "Circe" dell'ULISSE di Joyce (ma non ho intenzione di imbarcarmi in una tale sfida letteraria!), in cui c'è un mostro di nome Bella che guida tutti i giochi e ha il potere di trasformare e di auto-trasformarsi.

Gray è un fautore del separatismo scozzese e nel romanzo si insiste molto sulla differenza tra inglesi e scozzesi. L'intento dello scrittore è quello di spostare l'immaginario del lettore dalla famosa Edimburgo a Glasgow, che diventa teatro di parte dell'azione e protagonista della storia.

Il finale ribalta il senso stesso del libro perché l'intento dell'autore è di creare dubbi e domande, non di dare risposte.

Rispetto al film di Lanthimos, quindi, il romanzo è senz'altro più ricco perché, laddove Gray esaurisce la questione erotica in poche frasi, il regista mi è sembrato troppo morboso e a senso unico nel mostrare.

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