L'ORIGINE DELLE SPECIE


Kim Bo-Young, Add Editore

Kim Bo-Young è una delle scrittici di fantascienza più celebri della Corea. Lodata da registi del calibro di Bong Joon-Ho, è stata consulente per il film SNOWPIERCER. Ha vinto tre volte il premio per la fantascienza sudcoreana ed è stata nominata per il National Book Award del 2021 per la raccolta di racconti L'ORIGINE DELLE SPECIE.


Add Editore porta oggi in Italia queste storie che sono una forma ibrida di sci-fi: si va dai robot alle macchine del tempo; dai mondi dei videogiochi in stile isekai a racconti di stampo fantasy, che sono quelli che mi sono piaciuti di più per mia formazione personale.

Il fatto che il tema portante sia il cambiamento è  esplicito già dal titolo, che ricalca il famoso saggio di Charles Darwin. La crescita e l'evoluzione sono trattati con approcci diversi, che vanno dal puramente scientifico al poetico.

A tratti si distinguono accenti filosofici che danno da riflettere, immaginando una miriade di pianeti e di realtà dove l'uomo non è al centro di tutto.

Il racconto che dà il titolo alla raccolta, ad esempio, ci proietta in maniera interessante e inaspettata in un futuro in cui gli umani e tutte le specie viventi sono scomparsi lasciando il posto ai robot. Così facendo, Kim sovverte in qualche modo le tre leggi di Asimov – che non hanno più ragione di esistere.

Attraverso questo nuovo scenario fatto di sole macchine, l'autrice riflette sul tema della diversità e del bisogno di perfezione che ci spinge a cambiare noi stessi.

Il bello di queste storie è proprio che esse stravolgono i punti di partenza conosciuti per dar vita nuove realtà cariche di immaginazione.

Il piccolo saggio iniziale pone l'accento sul processo creativo alla base della fantascienza, in bilico tra scienza e fantasia.

Non sono un'esperta di fantascienza “classica”. Ho letto solo la saga di LIFELIKE di Jay Kristoff, dove i robot sono in qualche modo superiori ma sottomessi agli umani, in senso molto ortodosso. E la serie di DUNE di Herbert che era più che altro un'epopea spaziale fatta di intrighi di palazzo. In tutti e due i casi – così come in Kim – mi pare che il genere sci-fi voglia parlare della pluralità e del multi-culturalismo.

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