FUMO

 



José Ovejero, Voland


VOTO: 10


FUMO è un romanzo distopico che a tratti ricorda LA STRADA di Cormac McCarthy, ma a José Ovejero non piace il termine “distopico”: lui sostiene di occuparsi del presente perché la catastrofe ambientale non è qualcosa collocato nel futuro, ma anzi la stiamo già vivendo.


Una donna e un bambino che non è suo figlio abitano in una baracca al limitare di un bosco. Le api impazzite li aggrediscono in nugoli. È un'immagine potente, ed è quella da cui parte tutta la stesura del libro. L'autore sostiene di essere andato avanti da qui. Per il puro gusto di scrivere.


La trama è semplice: la donna e il bambino vanno avanti alla giornata, presi dai compiti che richiede la sopravvivenza, come mangiare, dormire, ripararsi dal freddo.

Ogni tanto arriva alla casa un uomo e la donna ha dei rapporti con lui.

Lui vorrebbe una relazione più stabile ma lei si vuole sentire libera da legami, anche se in fondo sembra essere come una calamita verso cui convergono tutti: il bambino, l'uomo e persino una gatta.

FUMO è un affresco della vita intesa come atto puramente istintuale, e della morte, che viene descritta in passaggi toccanti – parte della Natura ma al contempo staccata da essa da un sottile velo di consapevolezza; quella consapevolezza che ci rende umani e non solo animali.

Lo stile è secco e poetico insieme, con il paesaggio come elemento predominante.

Il bambino quasi non parla se non per qualche parola spezzata. La donna rinomina a voce ciò che vede intorno a sé: dimentica le parole fredde della tecnologia e si riappropria di quelle della campagna, che hanno dentro una scintilla di possibilità, di crescita. È questo l'unico futuro che vede, e cioè quello immediato; quello del domani.

Il passato esiste solo sotto forma di mito, di storia da raccontare al bambino. La donna vorrebbe ricostruirsi da zero, non avere memoria, ma in cuor suo sa che non è possibile esistere senza un vissuto che ci abbia plasmato.

C'è un “prima” indefinito. Il bambino pare non avere ricordi – forse qualche brutta esperienza che rimane sempre inespressa, a livello inconscio. È a suo modo una tabula rasa che raccoglie frammenti, ma nemmeno lui è immune da quel qualcosa che inevitabilmente è venuto ed è passato.

Un libro bellissimo, breve ma potente.

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