IL QUADERNO CANGURO

 



Kōbō Abe, Atmophere Libri

Voto: 9.5

Lo stile onirico e kafkiano è la cifra stilistica di Kōbō Abe, che teneva un registratore sul comodino per ricordare i propri sogni.

Essi erano anche la materia principale delle sue opere teatrali, che inscenava con la compagnia da lui fondata.

Il protagonista de IL QUADERNO CANGURO - scritto tra il 1973 e il 1977 e poi pubblicato solo nel 1991 - è un comune impiegato che una mattina si risveglia con le gambe coperte da germogli di daikon.

Decide quindi di andare in una clinica dermatologica dove si ritrova in una strana sala operatoria.

Da questo punto in poi è tutto un susseguirsi di non-sense e situazioni assurde che vedono coinvolto anche un letto semovente che trasporta il "paziente" da un luogo all'altro.

Si risveglia sulle rive del Sanzu, il fiume dell'oltretomba buddhista e comincia un'avventura in questo mondo sospeso. 

Fino alla fine non si capisce se l'uomo è vivo o morto - come in una sorta di gatto di Schrödinger - e la stessa costante del "quaderno canguro", un taccuino con una tasca che contiene altre tasche come una matrioska, è la conferma di questa impressione.

La scrittura è un po' lenta nella prima parte del libro per la scarsezza di dialoghi, ma diventa decisamente più scorrevole nella seconda metà.

Il paragone tra questo romanzo e LA FORESTA TRABOCCA di Maru Ayase non regge, perché se per l'autrice di Chiba la trasformazione in vegetale è il punto di partenza per l'affermazione della propria libertà, per Kōbō è la rappresentazione di un universo altro, che sfocia in un'incomunicabilità tale da essere d'ostacolo anche per se stessi.

Il tema è piuttosto lo stesso di L'INCONTRO SEGRETO - dello stesso Kōbō - in cui il protagonista vaga in un labirintico ospedale in cerca della moglie, misteriosamente prelevata da un'ambulanza.

Commenti

Post popolari in questo blog

CHE GUEVARA AVEVA UN GALLO

I GERANI DI BARCELLONA

TERRE SENZA DIO