ESTATE CALDISSIMA

 





Gabriella Dal Lago, 66thand2nd

VOTO: 6,5


ESTATE CALDISSIMA è un romanzo sui Millenials, e forse per questo io non l'ho capito fino in fondo.

I personaggi mi sono parsi abbozzati, senza specifiche caratteristiche se non alcuni semplici tratti, ma forse questo è un gioco voluto da Gabriella Dal Lago perché, nella realtà fluida di oggi, le persone sono in continuo mutamento.

Si parla di un gruppo di sette individui che si conoscono solo sull'ambiente di lavoro e che si ritrovano a condividere una settimana in una casa in campagna per lavorare a un progetto pubblicitario. La loro reciproca conoscenza è limitata e si costruisce man mano attraverso le relazioni e i problemi (spesso non detti) che ciascuno ha.

Gian e Greta, a capo della Bomba Agency, vorrebbero far apparire tutto semplice: soprattutto Greta ha bisogno di controllo, pur volendo restare spontanea. Anche Laura è una persona precisissima che tiene traccia dei chilometri di corsa, delle calorie bruciate e della frequenza cardiaca finché tutto non le si rivolterà contro. Gian, esempio della Generazione Y, vive quel precariato cognitivo che i suoi genitori non capiscono: sia il lavoro che la vita sentimentale sono instabili, con Greta che cerca di far passare la coscienza ecologista durante quell'estate che è la più calda degli ultimi duecento anni. Questo però non si percepisce tanto negli avvenimenti, che sono incentrati sulla psicologia tormentata dei personaggi. La tematica ambientale viene ripresa solo nell'ultima parte che a sorpresa diventa un distopico, e fa capire come tutto sia precipitato.

Nonostante questo, mi è mancato un climax drammatico; ci sono un sacco di trip mentali inconcludenti che si concretizzano in niente, in parallelo al fantomatico lavoro che il gruppo deve presentare, e che sembra non soddisfarli mai.

Il personaggio migliore è Vic, la ragazza più giovane, che (forse) ha problemi alimentari e sembra la più fragile ma anche la più forte in confronto a Carlo che si fa di cocaina e ha una storia triste di abbandono alle spalle e per questo fa il menefreghista e lo stupido continuamente.

Oltre ai sette adulti (che poi tanto “adulti” non sono) c'è anche un bambino, Leo, il figlio di Gian che vive quella settimana in estrema solitudine, quasi abbandonato dal padre e con l'unica compagnia di una gatta.

Mi è piaciuto lo stile di scrittura che a volte, con una visione quasi documentaristica, ci fa vedere le azioni dei personaggi da fuori, però avrei voluto tutto il libro con il tono distopico dell'ultima parte. Così sembra il classico film italiano con Pierfrancesco Favino e Fabio Volo, con in più la tematica di genere che ora come ora va un po' troppo di moda.

Bella la copertina che dà proprio l'idea della grande calura estiva.

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