CAVIE



Chuck Palahniuk, Mondadori


VOTO: 10


Ho letto questo libro dopo ESTATE CALDISSIMA di Gabriella dal Lago per cercare un altro “Decameron senza la peste”.

Un gruppo di persone che viene costretto a condividere uno spazio per un certo tempo.

Nel libro di Palahniuk queste persone, aspiranti scrittori, si raccontano storie autobiografiche che man mano spiegano il perché dei loro soprannomi e si svela qualcosa della loro vita. Tutti stanno scappando e hanno aderito a questo ritiro di tre mesi per fuggire dal mondo, trovando una loro personale Villa Deodati, un luogo da cui far nascere una trama, come fecero Lord Byron, Mary Shelley e il dottor Polidori nell'Ottocento.

E come nel migliore Palahniuk la trama non può che essere grottesca.

Il cardine del romanzo è che tutti ci costruiamo i nostri demoni e amiamo la sofferenza per essere levigati dal dolore. E se non esiste un mostro, bisogna crearcelo da soli. È questa la filosofia del signor Whitter, che organizza il circolo come esperimento sociale (da cui il titolo). Nelle sue parole riecheggia la saggezza de IL LIBRO DI TALBOTT (2018) e questo nome – Talbott – è anche quello vero assegnato a uno dei personaggi.

I racconti che punteggiano la narrazione sono preceduti da pagine introduttive dette “poesie” scritte in prosa ma con uno stile e accapo metrici e vanno dal horror al paradossale, al futuristico, sempre con la vena perfida e cinica tipica dell'autore.

Sottotesto evidente è quello della strutturazione di una storia finché essa non diventa verità. Ognuno dei partecipanti al ritiro vuol essere “l'obiettivo che sta dietro all'obiettivo che sta dietro all'obiettivo”: il Conte della Calunnia e l'Agente Lingualunga registrano tutto perché ne rimanga traccia, ma sarà quello che poi racconteranno una vota usciti (una volta salvati) a diventare testimonianza e a renderli famosi. Sarà un prodotto per la TV e il cinema.

La prima settimana va tutto bene, poi cominciano a mancare cibo e acqua calda e infine la luce. E da allora è una discesa nell'abisso.

Do dieci perché non si può dare meno a un libro di questo che è il mio scrittore preferito, anche se alcuni racconti mi sono piaciuti meno di altri.


 

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