CITTÀ DI POLVERE

 



Hayley Scrivenor, NN Editore


voto: 7.5


CITTÁ DI POLVERE è un thriller ben congeniato.

Hayley Scrivenor mette in campo molti elementi che depistano il lettore fino alla fine.

La vicenda ruota intorno alla scomparsa della piccola Esther Bianchi in un paesino nell'interno del Nuovo Galles del Sud, in Australia, e l'ambientazione non è in alcun modo fraintendibile (ci sono persino i canguri!): la provincia fatta di grandi spazi e piccole comunità in cui tutti sono connessi.

Ad indagare arrivano due poliziotti “di città”: Sarah Michaels e il suo collega Smithy che risolvono il caso nell'arco di circa una settimana in quella torrida estate dicembrina del 2001.

È davvero un piccolo paese Durton (detto Dirt Town), in cui l'unico modo per fare soldi sembra la produzione di stupefacenti. Ma questo avrà qualcosa a che fare con Esther?

La Scrivenor lascia voce ai suoi personaggi, che hanno ognuno un registro linguistico diverso, e ci fa entrare nelle dinamiche della cittadina.

I protagonisti indiscussi sono due amici di Esther – Ronnie e Lewis – e in questo il libro mi ha ricordato un po' il Losers Club di IT di Stephen King. I caratteri dei personaggi sono molto ben delineati, forse addirittura troppo netti in alcuni tratti.

Si affronta anche la tematica queer in più passaggi, sia per quanto riguarda la detective Sarah Michaels sia per quanto riguarda Lewis. E quest'ultimo punto mi è piaciuto particolarmente: la delicatezza con la quale a undici anni si scopre l'amore, in qualsiasi forma esso sia.

È proprio l'attenzione ai sentimenti che rende bello questo libro.

La madre di Esther – Constance – mette in dubbio la relazione col marito. Sophie si trova intrappolata in un matrimonio che da troppo tempo è sbagliato, sola in una città in cui non si trova a suo agio.

Shelly ha una vecchia ferita di cui non riesce a parlare.

E il tema dello stupro è affrontato in modo crudo e diretto ma accettato come se fosse qualcosa di ineluttabile e normale in una piccola città.


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