NOI

 



Evgenij Zamjatin, Fanucci Editore

VOTO: 9


NOI ha una storia editoriale travagliata.

Scritto nel 1920, fu censurato ma una copia uscì dall'Unione Sovietica e pubblicata in Inghilterra nel 1924. In patria vide la luce solo nel 1988.

Anche in Italia, il libro ha avuto diverse traversie con varie traduzioni. Io ho letto l'ultima, a cura di Fanucci, con un saggio di Orwell.

Lo stesso scrittore di 1984 disse di non conoscere il romanzo ma appare chiaro che ci sono molti elementi in comune.

Zamjatin scrive una delle prime distopie – un'utopia al negativo – portando alle estreme conseguenze il totalitarismo e il pensiero unico.

Nel nuovo mondo dopo la Guerra dei Duecento Anni, tutti vivono in case di vetro per essere costantemente sorvegliati dai Custodi, sotto l'egida di un leader supremo detto il Benefattore.

Uomini e donne hanno perso la loro individualità, al punto da essere identificati solo con un numero di matricola, e la loro vita è regolata al millimetro da una tabella oraria detta il Tabulare.

Non esiste il matrimonio e il sesso è regolamentato da delle cedole rosa.

Il protagonista – D-503 – è un matematico responsabile della costruzione di una navicella spaziale, l'Integrale, che dovrà portare la civilizzazione a sconosciute popolazioni aliene, e per questo egli sta scrivendo delle note sotto forma di diario che illustrino la vita al di qua del Muro Verde, dove tutto è standardizzato.

Ma esiste un gruppo – i Mefi – che si oppone a tutto questo. Al di là del Muro, la Natura è sopravvissuta rigogliosa e ci sono uomini ritornati allo stato primitivo.

Uno dei capi del Mefi è una donna I-330, che si concede vizi come bere alcolici e fumare, e che farà perdere la testa a D-503.

Il protagonista si sente confuso dall'insorgere di sentimenti d'amore, quasi come se avere un'anima e dei sogni fosse una malattia (e i medici del regime la pensano proprio così).

Nel libro ci sono molti riferimenti biblici: D-503 è Adamo mentre I-330 è Eva e Mefi è l'abbreviazione di Mefistofele, e lo stesso titolo – NOI – riconduce a un organismo unico come la Chiesa opposto all'Io che è l'individuo.

Non mancano i rimandi ai grandi della letteratura russa, ma io non posso dire granché in merito, non avendo mai letto nulla.

Invece ho trovato molto particolare lo stile di scrittura dell'autore che crea parole composte e neologismi e fa un uso frequente dei trattini per costruire dei brevi incisi o per lasciare in sospeso una frase.

Pare che Zamjatin non si volesse rivolgere contro il regime sovietico, ma più in generale contro la globalizzazione del pensiero e per questo il romanzo è ancora molto attuale: nonostante ci ripetano spesso che noi abbiamo la libertà, i condizionamenti sono operanti a più livelli nelle nostre vite.

L'idea di fondo per la stesura del libro verrebbe dall'esperienza personale: lo scrittore fu infatti arrestato due volte, prima dal governo zarista e poi dai bolscevichi e incarcerato sempre nella stessa cella – la numero 112 – stessa cifra dell'auditorium che sarà centrale nella storia.

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