FELLOWSHIP POINT

 




Alice Elliott Dark, NN Editore


VOTO: 8


Agnes e Polly sono due donne di ottant'anni amiche da una vita.

Fin da giovani passano le loro estati a Fellowship Point, un'incontaminata località sulle coste del Maine (che è essa stessa protagonista indiscussa del romanzo), finché qualcosa non va a turbare la tranquillità di quel luogo: c'è un progetto di sviluppo edilizio che minaccia di trasformarlo in un porticciolo turistico per ricchi, progetto in cui sono coinvolti anche i figli di Polly.

Agnes è una scrittrice: a suo nome firma una serie di libri per bambini intitolata “Quando Nan”; e sotto pseudonimo scrive una serie per adulti; Polly è molto diversa: ha votato la sua vita alla famiglia e soprattutto al marito – Dick.


Ci sono diversi piani temporali; il presente – che si svolge nei primi anni Duemila – e il passato – negli anni Sessanta, che viene svelato a poco a poco attraverso la lettura dei taccuini in cui Agnes teneva una corrispondenza con la sorella, morta da tempo.

Il nuovo obbiettivo di Agnes (e di Polly, che però si trova dilaniata tra due fronti) è quello di preservare la natura di Fellowship Point, e soprattutto il Sank, il santuario delle aquile. La prima idea è quella di cedere le quote di proprietà a un'associazione del la tutela ambientale, ma sarà la soluzione giusta? C'è una forte connessione spirituale e ideologica tra Agnes   - di famiglia quacchera - e i nativi che popolavano un tempo il posto che darà adito a nuove vie.

Il passato torna insistente quando Maud Silver, giovane e intraprendente assistente editor della casa editrice di Agnes, le propone di scrivere un memoir e, proprio attraverso questo salto nel tempo si andranno a sanare vecchie ferite, con un colpo di scena finale che io francamente ho trovato un po' forzato.

È un libro sull'amicizia e sulla profonda comprensione dell'Altro. Ognuno di noi entra in contatto con un gran numero di persone, ma ha rapporti stretti solo con una manciata di esse.


Lo stile della Dark è impeccabile, alternando frasi paratattiche e considerazioni filosofiche a periodi brevi e incisivi. È una lettura scorrevole, che ti invoglia ad andare avanti e le quasi seicento pagine del romanzo non pesano per niente.

Si susseguono – ben integrati – brani del taccuino, parti narrative e lettere, donando freschezza alla lettura.


Ho trovato molto interessante la NOTA ALLA TRADUZIONE dove viene spiegato l'approccio di lavoro a quattro mani su un testo complesso come FELLOWSHIP POINT e mi ha sorpreso scoprire che Antonio Matera ed Elisa Ponassi abbiano alla fine optato per quella che viene definita “traduzione cieca”, dividendosi il testo in due metà e non sapendo nulla della parte del collega

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