ZOMBIE

 






Joyce Carol Oates, Il Saggiatore


VOTO: 8


Quentin P __ è un ragazzo introverso, che non ama guardare negli occhi nessuno. Il suo sogno è creare uno zombie che obbedisca ai suoi ordini. Così – purtroppo – fa diversi tentativi, ma c’è sempre un fattore che gli sfugge, nonostante la meticolosa preparazione. 

Si dà delle regole: mai scegliere come candidato un ragazzo della residenza dove lavora come custode; prediligere i soggetti delle case popolari, autostoppisti, appartenenti a minoranze etniche. Individui ai margini di cui “nessuno sentirà la mancanza”. Ma tutto va in malora quando lui per primo trasgredisce e mette gli occhi su un vicino di casa di sua nonna, un ragazzino bianco e con una famiglia. Ma sente che, in un modo malato e distorto, c’è  amore perché tutto accade ed è sempre accaduto fin dall’alba dei tempi, come il frammento di una cometa (non a caso denominato Q), che si stacca pronto a esplodere.

Nei pensieri di Quentin, si sentono chiari accenti misogini e anche volutamente razzisti, come se solo i ragazzi fossero degni di fiducia e attenzione. Ma anche quella fiducia viene tradita, e allora scatta la rabbia.




Dal punto di vista tecnico, questo libro di Joyce Carol Oates è molto particolare: ci sono parole scritte tutte in maiuscolo, tutte le “e” di congiunzione sono commerciali e a volte mancano i segni di interpunzione.

È un romanzo forte, basato sulla storia vera di Jeff Dahmer, che venne catturato nel 1991 dopo aver torturato e ucciso diciassette persone. 

Rispetto alla serie Netflix appena uscita, il romanzo della Oates è molto più crudo, fornendo numerosi dettagli sulle procedure “mediche” modificate per creare zombie, e sugli stupri.

Il finale non è un circolo chiuso, come avviene nella serie, ma al contrario resta piuttosto aperto. 

C’è  poi un buon delineamento delle figure secondarie: il padre, la nonna e la sorella di Q_P_, mentre la madre resta quasi assente dalla narrazione. La famiglia è comunque sempre piuttosto distante, niente di più di un messaggio in segreteria da cancellare. 

Si percepisce il disagio e la solitudine del protagonista ma non c’è  una vera indagine che spieghi i motivi di tale condizione, anzi i dottori sono figure caricaturali. Ci si concentra sul qui e ora. Il futuro è dato dalla pianificazione per il prossimo zombie, ma alla fine anche quello si dissolve, come un nastro che non registra bene.


Non mi è molto chiaro il senso della copertina scelta da Il Saggiatore. Per quanto sia bella non rispecchia il contenuto del libro.


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