NEL PAESE DELLE DONNE SELVAGGE

 


Aoko Matsuda, E/O edizioni 


VOTO: 8.5


NEL PAESE DELLE DONNE SELVAGGE di Aoko Matsuda è un libro sorprendente perché si basa sui continui cambi di tono. Ce ne accorgiamo già dal primo racconto che intercala il citazionismo, tipico di una certa letteratura postmoderna, con stralci presi dal folklore giapponese, Le antiche storie di fantasmi sono pervasive, e l'autrice le narra con un tono ironico, sempre calate nella realtà contemporanea, con riferimenti alle più note figure della mitologia nipponica. Anche la “foto” dei fantasmi, che non è altro che un riquadro bianco, ha qualcosa di spiritoso, come se i non-viventi volessero comunque preservare il ricordo di un momento nel tempo.

Alcuni racconti, ad esempio, parlano della condizione lavorativa della donna in Giappone o – più in generale – si interrogano sul senso del femminile in una società fortemente patriarcale.

Il centro della narrazione è comunque quasi sempre la donna – come si evince anche dal titolo adattato dalla storia per bambini NEL PAESE DEI MOSTRI SELVAGGI di Maurice Sendak (da cui è tratto un film quasi omonimo).

La raccolta si apre con il geniale FARSI BELLE, presa in giro di un femminismo troppo marcato, con una donna che trova la sua personale bellezza nei propri peli, simbolo per l'appunto di selvaggio e di autentico.

Il registro cambia enormemente con il racconto seguente che, per la sua pacata raffinatezza, mi ha ricordato SôsekiNatsume.

Segue una storia di amicizia saffica tra due ragazze (una delle quali è uno spirito). Comunque pare che nel Giappone odierno non sia così importante l'amore passionale,perché la mancanza di trasporto viene ribadita più volte, mentre lo struggimento è qualcosa relegato alle leggende e alle divinità che dormono nei templi o nei castelli e l'ossessione monotematica per una persona, un idol, o un argomento sono viste come elementi da denigrare.

Il ciclo delle rinascite sembra riformarsi ogni volta immutabile, come se dietro ci fosse un ineluttabile destino.

Gli ultimi racconti sono ben congegnati e correlati tra loro: descrivono una misteriosa azienda non meglio specificata nelle sue caratteristiche, che recluta sia mortali che spettri. Il primo della serie (L'ULTIMO ADDIO) ti lascia la voglia di saperne di più, e subito arriva un altro tassello a colmare il vuoto, come se alla fine i fili di (quasi) tutto il libro venissero tirati a dovere dall'autrice.


Ho controllato online ma ho trovato solo racconti a suo nome, pubblicati in alcune raccolte collettive in lingua inglese.

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