BONES AND ALL

 


Da BONES & ALL è stato tratto l'ultimo film di Guadagnino con Timotheé Chalamet e sì – lo ammetto – l'ho letto per questo.

Si tratta di un libro molto controverso ma dico subito che a me è piaciuto. Però c'è un “però”. Ho commesso l'errore di guardare le recensioni prima di aver finito (cosa che non si dovrebbe mai fare!)

Su GoodReads le opinioni sono spaccate, ed effettivamente trovo che Camille DeAngelis non abbia centrato il punto. Se – come dichiara l'autrice – lo scopo era promuovere il veganesimo attraverso il cannibalismo, non ci siamo (e non solo per la discutibilità generale dell'operazione),

Non ho ancora fatto studi specifici a riguardo ma, se il cannibalismo vuole essere una sineddoche per la usanza comune di mangiare carne, è però sbagliato far passare il messaggio che questo sia geneticamente trasmesso, come se non esistesse la divisione ben nota agli antropologi tra Natura e Cultura.

Raccontando la storia d'amore e amicizia tra Maren e Lee, la scrittrice pone l'accento sull'importanza del non aver paura di ciò che si è, perché i due giovani protagonisti hanno un segreto: sono entrambi cannibali!

Rispondo a una critica che è stata mossa al romanzo, e cioè che ci sia poca trama: io non penso sia così.

Maren, abbandonata dalla madre, parte alla ricerca di un padre che non ha mai conosciuto e sul suo cammino fa diversi incontri, l'ultimo dei quali è appunto Lee, un altro ragazzo senza casa, poco più grande di lei. Insieme continuano il viaggio alla scoperta della loro personale “estate perfetta”.

Ho apprezzato molto questa componente di road novel che richiama un pochino i classici del Novecento americano in cui ti aspetti sempre di imbatterti in qualche hobo.

Le descrizioni dei momenti di campeggio o di quelli in cui i due riescono a trovare un tetto sono molto belle e vivide, così come le rappresentazioni dettagliate degli ambienti. C'è un momento in cui Maren resta da sola, nel quale ti sembra quasi di sentire la solitudine, ma non è una sensazione sgradevole, al contrario dei dibattuti incubi notturni che lei ha riguardo a se stessa e al suo precario futuro.

Assistiamo a una crescita del personaggio che a poco a poco si accetta, fino al finale che la vede quasi trasformata in una consapevole e soddisfatta succuba, Ad ogni modo, anche se capisco le ragioni di questa fine, avrei chiuso diversamente il libro in modo più drammatico (ma si sa che io tendo sempre alla tragedia conclusiva!)

Il romanzo è ricco di colpi di scena e c'è anche il grande cattivo della situazione: Sully, un vecchio vagabondo dall'aria molto losca che cela qualcosa di non detto fino all'ultimo. Chi è veramente?

Ottimo anche il modo di delineare i genitori: la madre che ha cercato di proteggere Maren per quanto possibile, e poi il padre su cui la ragazza costruisce un castello di carte destinato a crollare.

Camille DeAngelis si è documentata per scrivere questo romanzo e inserisce tutta una serie di curiosità e rimandi storico-letterari sul cannibalismo e su altre pratiche rituali connesse alla morte che sono davvero interessanti: come per esempio la storia delle vedove medievali che portavano bracciali dei capelli del marito morto, l'idea che le conoscenze si tramandassero se si mangiava il corpo di un defunto o il modello della vedova nera nel regno animale.

Ci sono moltissime frasi che colpiscono l'immaginario, frasi da sottolineare ma trovo sbagliato mettere questo libro nel reparto young adult, visti i temi forti che tratta. In realtà, sempre tenendo conto dell'argomento, le scene davvero crude sono forse due (di cui una alla primissima pagina), però il resto viene comunque suggerito.

Altro concetto introdotto è quello della diversità: non di genere (per una volta non si sono storie omosessuali forzate che, francamente, hanno un po' stancato), ma più ampia lasciando passare l'idea che tutti siamo diversi ma abbiamo comunque bisogno di un gruppo d'elezione.

Attualmente sto guardando la serie HANNIBAL tratta dai romanzi di Thomas Harris e ho intenzione di cominciare la saga di Hannibal Lecter che si apre con RED DRAGON, per vedere se non altro se poi il colpevole viene punito.


Ancora una volta Oscar Vault ci regala una bella edizione: non ha le pagine colorate ma è stata usata la copertina originale dell'edizione inglese Penguin, nera e rossa, con un significativo braccialetto a catenina con ciondoli a forma di spade, asce e teschi. Un'immagine migliore di quella scelta per l'edizione americana che raffigura semplicemente una ragazza che vaga per il bosco con uno zaino, a far intendere forse il concetto di drifter lontana da tutti gli affetti.






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