STORIA DI DRAGO E CORVO


 



Daisy Franchetto / Antonello Venditti, Dark Zone


Voto: 9

Ci troviamo in un orfanotrofio molto simile a quello creato da TJ Klune in LA CASA SUL MARE CELESTE, che a sua volta ricalca l'istituto di Ransom Riggs in MISS PEREGRINE E LA CASA DEI BAMBINI SPECIALI, riproposto poi da Tim Burton nell'omonimo film. Più che tracce burtoniane però, ho trovato in STORIA DI DRAGO E CORVO echi di Guillermo del Toro riportando alla mente IL Labirinto DEL FAUNO (film del 2006). Questo si percepisce già nelle prime pagine, dove troviamo la rappresentazione dell'istituto con le finestre-occhi e le porte-bocca, in uno stile da luna park gotico, nella pura tradizione delle case senzienti della letteratura horror.




In questa storia, i bambini hanno dimenticato i loro nomi e vengono chiamati come gli animali di cui indossano  il copricapo. Il protagonista è Testa di Drago, un ragazzino introverso sempre chiuso in un mondo fantastico di cui lui stesso è l'eroe (immaginandosi con una forma possente e cornuta, più che con le sembianze che siamo soliti attribuire a un drago da racconto fantasy)

Un giorno per caso Testa di Corvo, un ragazzino muto, riesce ad entrare anche lui in questa realtà alternativa prendendo le sembianze di un vero ragazzo-corvo.

La metafora è abbastanza chiara: l'uno che riesce a vedere e comprendere il mondo dell'altro grazie all'amicizia.

Ma c'è un misterioso Mostro di Nebbia che Testa di Drago non sa come sconfiggere e che presiede il Pozzo dove si trovano tutti i nomi perduti. Gli altri piccoli ospiti dell'edificio non possono vedere questa creatura spaventosa e pensano che Testa di Drago sia in preda a delle crisi.

Ricordiamo che anche i Bambini Smarriti di del celebre PETER PAN di Barrie avevano perso coscienza delle loro vite passate, prima di arrivare sull'Isola che Non C'è.

Ovviamente, qui l'idea è quella che i nomi in sé abbiano un'importanza e un potere speciale e chi ne detiene la conoscenza ha nelle proprie mani il potere. È un concetto che torna in moltissime culture a tutte le latitudini: dalle fiabe tradizionali russe al folklore giapponese (che in epoca contemporanea filtra attraverso i manga e gli anime).

La scrittura di Daisy Franchetto è molto diretta e coinvolgente, con capitoli narrati dal punto di vista i Testa di Drago alternati ad altri narrati dal punto di vista di Testa di Corvo. I disegni di Antonello Venditti (che temo sarà tormentato a vita da questo caso di omonimia!) sono splendidi, al punto che ho preferito acquistare il volume di Dark Zone Editore invece di accontentarmi del semplice PDF che mi avevano mandato.

La grafica è molto pittorica, con un uso della tavolozza molto forte. Alcune pagine virano al blu; altre al rosso; altre ancora al giallo esaltando quindi i colori primari e le luci, mentre altre parti sono rese come antiche acqueforti o bozzetti, come a voler dare un tocco iper-realistico a una storia per molti aspetti fantasiosa.

Essendo un racconto che si sviluppa in poche pagine, non posso dire molto di più per non fare spoiler ma spero che questa vicenda sia solo un “pilota” e che un giorno l'idea sia ampliata in un vero e proprio romanzo o perché no, una saga come è avvenuto coi libri della Riggs.






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