IL GELO COMANDA

 Richard K. Morgan, Oscar Vault


VOTO: 9 



IL GELO COMANDA è il secondo volume della trilogia fantasy COSA RESTA DEGLI EROI di Richard K. Morgan.

Rispetto al primo volume, l'azione si è spostata dalla città di Trelayne – capitale della Lega – a Yhelteth – capitale dell'omonimo Impero.

Durante la guerra contro il Popolo delle Squame, dieci anni prima, la Lega e l'Impero si sono alleati ma ora i vecchi screzi e le antiche differenze stanno tornando a galla: ci vuole un nemico comune da odiare per accantonare i dissapori interni. Adesso tutte le macchinazioni politiche appaiono evidenti e grosso
lane, specie per uno come Ringil Eskiath, che una volta era stato l'eroe dei campi di battaglia e ora si ritrova a vagare come un rônin, una spada senza padrone, che si lancia in imprese folli e si vende al miglior offerente.

Ma è forse la sua marginalità rispetto al sistema a fargli acquisire nuove capacità. Infatti, vagando in quello spazio interstiziale denominato Luoghi Grigi, incontra Hjel misterioso e bellissimo principe e musico girovago, che gli insegna una forma di magia.

Nel frattempo ritroviamo anche gli altri personaggi che avevamo conosciuto in L'ACCIAO SOPRAVVIVE. Egar, il Majak della steppa si è trasferito in città, ma non riesce ad abituarsi alle regole e alle mode patinate del “mondo civile”. È tornato per rivedere la sua amante storica, solo per scoprire che lei ora è per così dire “impegnata” con il legittimo marito, un decorato soldato eroe di guerra. La nuova situazione – in qualche modo comprensibile – getta Egar nell'amarezza, dandogli la consapevolezza che tutto cambia senza mai cambiare veramente. L'unica possibilità è buttarsi a capofitto nell'incarico ufficiale per cui è pagato da Archeth – la mezzo-sangue Kiriath consigliera dell'Imperatore. La ragazza ha avuto una lite con la Cittadella, depositaria della nuova religione, chiamata Rivelazione, ed Egar ha il compito di tenere a bada gli animi.

La scissione tra nuove credenze e antichi dèi è uno degli argomenti fondamentali di IL GELO COMANDA: l'autore infatti mostra spietatamente l'ottusità pericolosa del fanatismo e gli sbagli che la chiusura mentale può indurre a compiere. Come già nel precedente romanzo, qui appare evidente come si possa fraintendere la vera natura di ciò che non si conosce: gli Aldrain / Dwenda – creature che sprigionano fuoco blu – sono scambiati per angeli, mentre i macchinari creati dagli ingegnosi Kiriath sono visti con sospetto e bruciati come diavolerie.

Naturalmente è facile vedere il parallelo tra la religione della Rivelazione e il cattolicesimo medievale, anche per quanto riguarda le ferree regole di vita che condannavano la diversità.


Archeth riceve un messaggio da un cosiddetto Timoniere ovvero una sorta di intelligenza artificiale robotica in chiave steampunk, e il messaggio riguarda una minaccia che giungerà da un'isola fantasma. Questo luogo avvolto nelle nebbie, che a volte compare sulle mappe e a volte scompare, è la dimora di un umano legato ai Dwenda, che ha intenzione di tornare per minare le fondamenta dell'Impero; ma a vegliare su quest'isola, come una sorta di àncora satellite, ci sarebbe una città Kiriath fluttuante sul mare.

In pratica il libro racconta in buona parte l'organizzazione della spedizione per trovare questa città e si configura quindi – come spesso succede con i secondi romanzi all'interno di trilogie – come un momento di transizione. Tuttavia non si può dire che IL GELO COMANDA soffra della famosa “sindrome del secondo libro”, che fa del volume mezzano quello più scadente.

Penso che, se è vero che per tutta la lettura si respira aria d'attesa, a livello stilistico Morgan si sia superato.

La componente grimdark cupa, violenta e sboccata resta in campo ma non è preponderante: ci sono delle pagine sulla solitudine e sull'ineluttabilità degli anni che passano che sono davvero stupende! In più, ancora una volta, lo scrittore gestisce benissimo la condizione di non-tempo implicita nei Luoghi Grigi. E mentre scrivo questa locuzione mi viene in mente che forse lo spazio indefinito rappresenta in un certo senso il nostro presente che – parafrasando l'antropologo francese Marc Augé – è sempre più distorto dal flusso costante di narrazioni globali.


Dal punto di vista metodologico, Richard Morgan decostruisce apertamente gli autori fantasy classici: all'inizio è piazzata a bella posta una citazione di Tolkien ma per definizione i personaggi grimdark sono la negazione dell'eroe senza macchia. Però aspettate: per quanto Ringil Eskiath sia cinico e temprato dalla vita, il suo unico valore è l'amicizia verso Egar e Archeth.

In secondo luogo assistiamo alla demolizione del mostro sacro del fantasy degli ultimi anni, ovvero George R. R. Martin autore de IL TRONO DI SPADE: leggo infatti nel titolo IL GELO COMANDA una reminiscenza irriverente di L'INVERNO STA ARRIVANDO, titolo del primo episodio della prima stagione della serie di GAMES OF THRONES.

Come terzo tassello destrutturante abbiamo la scena in cui Ringil recupera la sua spada dalle profondità di un lago, prendendola dalle mani palmate di una creatura che somiglia più a un kappa giapponese che non alla LADY OF THE LAKE del Ciclo Arturiano / Avalon.

Morgan ci dimostra in tutti i modi possibili quanto il nuovo mondo per il quale si è combattuto sia in realtà sporco e corrotto. Ringil ed Egar mettono più volte piede dietro al tendone che copre il meccanismo e ci sbatte in faccia con disprezzo ciò che si nasconde al di là della facciata.

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