PERSONE NORMALI

 

Sally Rooney, Einaudi 


VOTO: 10 



PERSONE NORMALI è un libro molto profondo e complesso che tocca temi delicati.

Sostanzialmente si tratta della storia tra Connell e Marianne.

Al liceo i due iniziano a frequentarsi in segreto. Tra loro c'è un forte divario sociale a livello di ceto perché la madre di Connell lavora come donna delle pulizie in casa di Marianne, e tra l'altro la donna è molto malvista in paese per aver avuto il bambino da giovane e da padre ignoto (ignoto a tutti tranne a lei, ovviamente); ma non è solo quello il problema: divorato dal bisogno di accettazione tipico dell'adolescenza, Connell si preoccupa del giudizio del suo gruppo di amici, perché Marianne è molto impopolare a scuola, ostracizzata da tutti come la bruttina e la strana della classe mentre Connell è bello, apprezzato e la stella della squadra di calcio.

In realtà la diversità di Marianne deriva da una situazione famigliare ostile, in cui sia il fratello sia la madre si dimostrano malevoli e passivo- aggressivi.

Il rapporto tra i due ragazzi si fa sempre più stretto, passando dal puro e semplice sesso a qualcosa di più, ma entrambi sono restii ad ammetterlo, persino con loro stessi: Connell ha paura delle pulsioni che Marianne gli fa provare, quella sorta di lato oscuro che viene fuori quando è con lei; Marianne si sente sempre più piacevolmente soggiogata da lui,  aspetto che per certi versi ricorda il romanzo ATTI DI SOTTOMISSIONE di Megan Nolan (altra ottima voce della nuova letteratura irlandese).

 Ma tutto questo – l'interiorità emotiva e l'esteriorità sociale – sono solo un aspetto della relazione tra i due protagonisti, l'impressione che si ha leggendo è che Connell sia in qualche modo spaventato dalla potente realtà – insieme concreta e immateriale – dei suoi sentimenti e che quindi sia combattuto tra due diverse idee: che una cosa vera va condivisa oppure no, una cosa proprio perché è vera va tenuta nascosta sul piano personale. Inoltre lui si sente sempre in una condizione di inferiorità intellettuale rispetto a lei anche se poi con il tempo questa situazione si parifica, fino quasi a ribaltarsi completamente.

Nel corso degli anni, assistiamo a un tira e molla tra i due ragazzi mentre passano dal liceo a Carricklea – nella contea di Sligo nell'Irlanda orientale – all'università a Dublino, in un periodo che va dal 2011 al 2015. Cambiando scenario da un contesto rurale alla capitale, si delinea anche la tipica dinamica centro-periferia, con Connell che trova difficile ambientarsi nella grande città, mentre Marianne si trova catapultata dall'indifferenza generale a una grande popolarità (che però ha come rovescio della medaglia chiacchiere poco lusinghiere nei suoi confronti). Avevo iniziato a leggere questo romanzo come contrappunto critico al libro di racconti di Naomi Ishiguro intitolato VIE DI FUGA e devo dire che effettivamente ho trovato dei punti di contatto nella rappresentazione di persone comuni che a un certo punto deviano dal cammino usuale.

Marianne aveva affrontato la solitudine del liceo come una condizione inevitabile e la nuova cerchia di conoscenze non fa che acuire il suo senso di inadeguatezza, che maschera con una finta sicurezza.

A peggiore le cose, Connell si allontana e lei è presa da diverse relazioni tossiche che sfociano anche nella ricerca della violenza fisica e psicologica. Marianne cerca di reprimere questa tendenza masochista, chiedendosi sfinita cosa sia davvero la normalità e chi segni i canoni dell'accettabilità sociale.

Su tutto infatti aleggia lo spettro di una presunta norma da seguire che viene esplicitata chiaramente quando Connell si reca ad un consultorio e gli viene dato da compilare  il cosiddetto “inventario della depressione di Beck”, in cui le informazioni più private e sensibili sono catalogate in base ad un punteggio e trattate con freddezza indifferente da un'impiegata annoiata.

Questa scena è particolarmente carica di significato perché Connell nota che l'infermiera dietro il banco è protetta da una lastra di plexiglas: chi ha un disagio viene dunque considerato una minaccia materiale o come una sorta di portatore infetto di un misterioso virus? E quindi ancora una volta viene da chiedersi cosa sia esattamente la “normalità”.

Qualcosa cambia quando un amico delle superiori si suicida e Marianne e Connell tornano a Carricklea per il funerale. Rob era un ragazzo  rimasto un po' sullo sfondo nella prima parte del libro, il classico spaccone della classe che però nasconde i problemi sotto la sbruffonaggine perché, come viene detto ad un certo punto, Sligo non era un posto in cui poter manifestare liberamente le proprie emozioni.


Dal punto di vista stilistico, Sally Rooney analizza molto attentamente i mutamenti psicologici dei due protagonisti, con una finezza introspettiva davvero encomiabile; e anche sul piano descrittivo l'autrice dà prova di grande sensibilità: i fatti e gli oggetti del quotidiano sono quasi radiografati con fotografie nitidissime (mi sono stupita di trovare cinque diversi modi – mai banali – di descrivere l'azzurro del cielo!).

Anche i dialoghi sono estremamente naturali, però mi ha dato un po' fastidio la scelta formale di non utilizzare nessun tipo di virgolette o trattini per evidenziare l'inizio e la fine delle battute (non so se sia una forma adottata solo nell'edizione italiana o anche in originale.

Avrei voluto guardare la serie NORMAL PEOPLE, di cui ho letto critiche eccellenti, ma è distribuita su una piattaforma streaming che io non ho, però mi riservo di leggere altri libri della Rooney.

Un piccolo appunto finale: non mi è piaciuto per niente l'artwork dell'edizione Einaudi, ossia un disegno oggettivamente mal fatto ma … è questione di gusti!

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