ATTI DI SOTTOMISSIONE

 




Megan Nolan, NN Editore


VOTO: 8.5

Questa recensione sarà molto difficile, perché ATTI DI SOTTOMISSIONE è un libro vero, crudo e doloroso. Megan Nolan mette a nudo un'autobiografia sincera in cui trapela tutta la sofferenza dell'esistenza, qualcosa di sordo che si esprime con l'annullamento, l'umiliazione e l'autodistruzione.

Megan si cancella nell'amore per il bellissimo Ciaran, cercando in tutti i modi possibili di rendersi indispensabile, per sentirsi desiderata e completa. In un modo perverso e denigratorio il sesso sembra l'unico modo per trovare quel pezzo mancante, e così Megan si svende e si concede al limite del consensuale, nascondendo tutto nei suoi diari ma sentendo montare il disprezzo di Ciaran. Non si sa se lui l'abbia mai amata davvero, perso a inseguire la figura idealizzata e quasi mitica della sua ex rimasta nel Nord Europa. La storia si svolge in un'affascinante Dublino notturna che non pare avere spazio per il perdono. Il ruolo centrale della città ricorda quello della metropoli violenta in TOKYO DECADENCE ma, mentre nel romanzo di Ryû Murakami un gruppo di prostitute insegue una dignità negata, Megan escogita tutti i sotterfugi per svilirsi, perché in realtà si detesta. Ma non è il vittimismo o l'autocommiserazione che Megan cerca. Lei vuole la violenza dell'amore, quel dolore intenso che rende puliti.

Non trovando appagamento nel freddo distacco di Ciaran, la protagonista scende sempre più in basso con tutti i mezzi possibili: alcol, rapporti sessuali occasionali, autolesionismo. Certamente in gran parte si tratta di un'esibizione: l'esternazione di un malessere ad uso e consumo del suo inarrivabile fidanzato. Sembra che lei non sia mai abbastanza: il suo aspetto non è perfetto e i suoi tentativi come casalinga passano inosservati come una cosa dovuta. Megan è perennemente insicura e deve cercare l'approvazione fisica degli uomini per non sentirsi sbagliata, mentre i venerdì a casa da sola passano tra sbronze segrete e lo stalking ossessivo della stupenda ex ragazza di Ciaran. Dato che viene da un'adolescenza di anoressia, solo la conferma esterna la solleva momentaneamente dalla delusione di aver “tradito la se stessa magra”.

Megan non si risparmia – e non ci risparmia – niente. Il resoconto delle sue notti brave è brutale e disturbante come in un libro di Virginie Despentes o di Isabella Santacroce.

Durante la lettura, ho provato a paragonare ATTI DI SOTTOMISSIONE a LUMINAL, sia dal punto di vista stilistico che di contenuti. A livello letterario, il romanzo di Megan Nolan è sicuramente meno lirico, con una scrittura più piana e (auto)descrittiva e quindi dal mio punto di vista si colloca ad un punto più basso della scala di valore. A livello contenutistico ho rilevato una differenza fondamentale: in LUMINAL – e in tutta la produzione della Santacroce (almeno fino a REVOLVER, poi l'ho un po' persa di vista e i libri sono ormai irrecuperabilmente fuori catalogo) - la perdizione non è mai totale: c'è un appiglio, un affetto assoluto, puro e incrollabile. In ATTI DI SOTTOMISSIONE invece, Ciaran è sempre lontano anni luce, incomprensibile come se fosse su un altro pianeta. Lui e Megan vivono come cellule simbiotiche in un universo a due, ma solo fino a un certo punto perché Ciaran sembra sempre trincerato in un castello di superiorità privata che solo raramente si incrina.

Parlando di sé senza veli, Megan Nolan dà voce a tutte le donne ma senza quegli accenti di falso femminismo che oggi vanno tanto di moda. Tuttavia, la protagonista del libro appare fastidiosamente contraddittoria perché dice di odiare il proprio corpo ma poi finisce per arrendersi e accettarlo, arrivando a metterlo in mostra.

A margine, il lettore segue anche la storia famigliare di Megan, soprattutto nel rapporto con il padre. Sarebbe facile imputare gli scompensi della protagonista al naufragio del matrimonio dei suoi genitori o al bisogno non corrisposto dell'approvazione del padre; ma se queste sono le basi del suo sconvolgimento emotivo, i tasselli della vita sono una continua conferma della sua inadeguatezza.

Nonostante abbia cercato di stringere un forte legame di amicizia con qualcuno – per esempio la sua coinquilina Lisa, conosciuta dopo il trasferimento a Dublino – l'esistenza delle altre persone sembra sempre troppo incasellata e diversa dalla sua e così Megan di fatto continua ad agire come se la sua tristezza fosse più importante di tutto il resto.

In controluce vediamo anche la discordanza tra la capitale e l'Irlanda rurale che si riassume nel famoso assunto sociologico centro / periferia, una distinzione che non è solo geografica o urbanistica, ma anche mentale perché Megan cambia completamente atteggiamento (e persino aspetto) quando torna al suo paesino d'origine.

In questo senso, lo spostamento ad Atene – dove si svolgono le parti del libro datate 2019. quindi posteriori alla storia principale – è catartico. Megan vuole affrancarsi da Ciaran e da un rapporto che si era sviluppato per anni in maniera tossica, con una logica di manipolazione psicologica (ma è davvero così? Era lui a creare quella situazione intrinsecamente squilibrata o era piuttosto lei a rifugiarsi in una relazione del genere solo per non pensare al vuoto? E il finale della loro storia è un'espressione di aberrante animalità sociopatica o è soltanto la conferma intrinseca che Megan voleva per svalutarsi ancora di più?)

In realtà, anche in Grecia, la sua crescita non è né vera né completa perché non è mai autonoma e sente ancora il bisogno di aggrapparsi ad un uomo, ma questa volta senza che interferisca la costruzione mentale idilliaca dell'amore, reale o anche soltanto immaginario.

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