IL CUSTODE DEL CORANO


  Hafez Haidar, Piemme


IL CUSTODE DEL CORANO narra la storia di Maometto partendo dalla sua infanzia. Racconta la stesura delle centoquattordici sure (capitoli) del Corano prima alla Mecca – luogo di nascita del Profeta – e poi a Medina – dove si rifugiò a causa delle continue persecuzioni contro la nuova fede, nel 622 d.C., ovvero nel primo anno della nuova era chiamata Egira. Infatti, Maometto faceva parte della tribù dei Coreisciti ma buona parte della sua stessa gente si rivoltò contro l'Islam chiamando Muhammad “orfano pazzo e visionario” perché egli intendeva distruggere gli antichi idoli.

Ciò che colpisce nel racconto sono i punti in comune con le altre due fedi monoteiste (cristianesimo ed ebraismo), i cui accoliti non venivano considerati miscredenti o nemici.

Nel Corano stesso ci sono molti episodi biblici e si riconosce l'esistenza e l'importanza di Gesù e di altre figure chiave, inoltre alcuni passi ricordano la vita e i miracoli non solo del Messia ma anche del Buddha asiatico: il momento in cui Maometto riposa sotto un albero che richiama l'albero della bodhi (illuminazione); quando Maometto moltiplica i datteri; quando appare una colomba in cielo. La più grande differenza risiede nella raffigurazione di Gesù e dei santi (cosa tipica della variante cattolica del cristianesimo).

Le entità celesti sono molto presenti a partire dall'Arcangelo Gabriele ma compaiono le schiere angeliche anche durante una cruenta battaglia: questo è un passaggio più simile ai poemi epici che non ad una base biblica. Nei tomi omerici le divinità partecipano attivamente al conflitto, mentre l'unica traccia di uno scontro soprannaturale si trova nell'Apocalisse, quando si racconta la definitiva cacciata del Drago che rappresenta Satana, passo dal quale nasce l'ispirazione per il PARADISO PERDUTO di John Milton.

Lo scrittore libanese Hafez Haidar usa il meccanismo del “racconto interrotto” tipico della cultura araba fin a LE MILLE E UNA NOTTE (che lui stesso ha tradotto e revisionato). In IL CUSTODE DEL CORANO lo sceicco Omar racconta la storia di Maometto e degli altri profeti un po' per volta, notte dopo notte: si comincia con la sua nascita alla Mecca nel 570 d.C circa fino alla sua morte a Medina nel 632 d.C.

Lo stile di scrittura scorre ma non resta impresso, forse anche a causa di un'ignoranza di fondo di chi vi parla. Ho quindi deciso di prendere la lettura come se si trattasse di un Arabian fantasy – sottogenere ormai piuttosto affermato e che prevede creature fantastiche (i jinn e gli angeli), magia (i miracoli) e un certo profumo di esotismo. Se lo scopo di Haidar è far arrivare il messaggio coranico in Occidente, l'operazione riesce solo in parte perché in molti casi il testo risulta troppo didascalico e le domande poste a Omar sono troppo dirette: in questo modo l'intenzione è lampante ma pare di sentire il discorso di un mullah.

Si spiegano alcune delle regole peculiari dell'Islam, come la proibizione di bere vino (che non è però un divieto assoluto), la restrizione riguardante la carne di maiale (che, secondo gli antropologi materialisti come Marvin Harris e Jared Diamond, deriverebbe da una scarsità di questi animali nella biodiversità del Medio Oriente), la dibattuta questione del velo (che in realtà nel Corano è menzionato appena, come fa notare Bruno Nassim Adoudrar in COME IL VELO È DIVENTATO MUSULMANO.

Le parti dedicate alla guerra sono le più coinvolgenti e ricordano davvero un fantasy ricco di battaglie come il secondo capitolo della saga di Alwyn Hamilton intitolato REBEL. IL TRADIEMENTO. E sono la base che giustifica la Jihad e l'Intifada.

Altro argomento importante è il potere della parola. Haidar cita a questo proposito il poeta Zuhayr ibn Abî Sulmâ che ricevette tale dono e visse cent'anni, morendo nel 609 d.C.

Dopo la dipartita di Maometto vennero nominati diversi portavoce chiamati Conservatori e Lettori, secondo quella distinzione citata da Walter Ong tra cultura orale – fatta di ripetizione mnemonica – e cultura scritta – fatta di impressioni visive.


IL CUSTODE DEL CORANO è un libro difficile e troppo frammentario, specie nell'ultima parte quando analizza brevemente le figure di altri profeti come Abramo e Ismaele, che diedero origine a tutti gli arabi.

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