QUALCUNO CHE TI AMI IN TUTTA LA TUA GLORIA DEVASTATA

 



Raphael Bob-Waksberg, Einaudi


VOTO 9.5 (tenendo presente che si tratta di una raccolta di racconti)

QUALCUNO CHE TI AMI IN TUTTA LA TUA GLORIA DEVASTATA è il primo libro del creatore di BOJACK HORSEMAN, Raphael Bob-Waksberg.

Si tratta di una raccolta di diciassette racconti, tutti attraversati da una vena di ironia cinica che mi ha ricordato un po’ Raymond Carver.

Io l’ho trovato geniale sotto molti aspetti.

Innanzitutto il titolo lirico, tenero ed epico degno di una poesia dentro un libro di Palahniuk (c’era un romanzo dello scrittore di Portland in cui comparivano degli haiku sui generis – Era FIGHT CLUB?). Tra parentesi, l’edizione italiana ha rispettato il titolo originale (SOMEONE WHO WILL LOVE YOU IN ALL YOUR DAMAGED GLORY) mentre la versione spagnola è ALGUEIN QUE TE QUIERA CON TODAS TU HERIDAS, il che mi sembra avere un impatto molto minore (più banale, se vogliamo).


Si inizia con un’idea flash molto efficace: una donna conosce un uomo su internet e lui, al primo appuntamento fisico, le offre delle noccioline… L’aneddoto diventa la miccia per chiedersi se ci si può realmente fidare del prossimo.

Sono rimasta un po’ spiazzata dal mondo distopico creato in L’OCCASIONE PLIETA E PROPIZIA, in cui ci troviamo di fronte agli strani riti di una società molto religiosa. Una sorta THE HANDMAID’S TALE più irriverente e pop. E qui il lettore comincia a volere di più: è questo il grande limite dei racconti, ovvero che ti presentano un mondo in nuce e poi ti lasciano lì a bocca asciutta!

Il racconto COINCIDENZA PERSA è una dolcissima declinazione dell’amore in cui un uomo e una donna restano per anni sulla metropolitana cercando un’occasione per parlarsi ma non trovando il coraggio. Il riferimento letterario che mi viene in mente (ma quasi sicuramente l’autore non sa nulla della scrittrice messicana Martha Cerda) è TODA UNA VIDA in cui si percepisce quest’atmosfera sospesa. Il tema viene ripreso con toni ancora più vicini alla romanziera di Guadalajara nel racconto NOI UOMINI DI SCIENZA in cui un fisico inventa la cosiddetta Anti-Porta che gli consente di visitare un mondo quantistico parallelo dove vivono un altro lui e un’altra moglie. Il fatto è che, nel mondo al di qua della porta, la vera consorte resta incinta per un tempo lunghissimo, proprio come la protagonista del libro della Cerda.

In realtà UOMINI DI SCIENZA mi ha ricordato un po’ le argomentazione del manga FULLMETAL ALCHEMIST: anche lì ad un certo punto si apriva una porta attraverso la quale si intravedeva la Verità con la V maiuscola (“Il nuovo universo che avevo scoperto era emozionante e terrificante e romantico come qualsiasi cosa che cerchi di essere tutte e tre le cose insieme”); come anche l’idea che “si perde qualcosa e si guadagna qualcosa”, che suona un po’ come il Principio dello Scambio Equivalente, cardine delle transmutazioni alchemiche in FMA. Ma l’ispirazione viene più probabilmente da CORALINE di Neil Gaiman, in cui veniva presentata una situazione simile.

In tutto il racconto, i richiami sono letterari e mainstream: lo scrittore fittizio Milton Hilton che riecheggia un po’ Humpty Dumpty ma in realtà è il nome di un albergo, l’accenno ai programmi televisivi sui disastri naturali, l’idea dei piranha che volteggiano nella stanza che sembra presa dalla foto-installazione di Sandy Skoglund REVENGE OF THE GOLDFISH (ovviamente però i piranha danno subito la sensazione di pericolo, più dei pesci rossi!)

Come forse si capirà da tutto questa analisi, NOI UOMINI DI SCIENZA è uno dei racconti che mi è piaciuto di più, sia dal punto di vista concettuale che stilistico: c’è ad esempio un uso non ortodosso dei punti esclamativi che ho trovato geniale (“Yoni! La borsa di studio! Sotto la direzione di! Si è deliberato! Sta succedendo!”), o la creazione di neologismi (“sperdonarmi”) Ma si percepisce chiaramente anche uno stile ben connotato, semplice, diretto e però stupendo nelle sue intuizioni

Esempio:

La rielaborazione della Teoria del gatto di Schrödinger (“L’opposto di un cane può essere un gatto, oppure un cane diverso o niente di niente, cioè l’assenza di un cane”);

Esempio n. 2:

Un’altra rappresentazione dolcissima dell’amore in una sola frase: “Sei bellissimo”, che riecheggia il “You’re cute” che Courtney Love disse a Kurt Cobain (lei lo amava?) che poi torna in un demo del cantante: “She says I’m beans, and I’ve been lost” (POISON’S GONE, inizio 1994).

Il concetto di base di NOI UOMINI DI SCIENZA, e cioè che “non è quello che facciamo a renderci ciò che siamo”, è ripreso da Bob-Waksberg PIÙ TE STESSO DEL TE STESSO CHE GIÀ SEI in cui il protagonista lavora in un parco storico dove ci sono attori che impersonano i presidenti degli Stati Uniti. Poi al direttore viene in mente di affidarsi a un laboratorio sperimentale che crea un super-mostro mettendo insieme i geni di dieci presidenti famosi. Ci sono echi di SOFFOCARE di Chuck Palahniuk ma il filo conduttore è sempre quello delle esagerazioni della Scienza.

Anche qui troviamo degli interessanti espedienti stilistici come l’uso ossessivo dell’intercalare “tipo”, mentre mi ha dato un po’ fastidio l’utilizzo dell’indicativo al posto del congiuntivo che il traduttore preferisce in diverse occasioni nel corso di tutto il libro.

Mi sono dilungata sui racconti che mi sembravano più meritevoli e ora non posso esaminarli tutti, ma almeno vi lascio qualcosa da scoprire!

Solo una menzione per un'altra idea grandiosa: in GLI EMERGENTI i protagonisti sono dei musicisti che diventano supereroi proprio in stile Marvel (compreso il concetto che “a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità” come diceva Superman) mescolato a un po’ di romanticismo del Saint.-Exupéry aviatore, ma… i loro poteri funzionano solo se sono ubriachi! Qui i personaggi fanno grandi considerazioni sull’amore, la vita e la morte: in particolar, queste due ultime cose sono in qualche modo considerate simili perché entrambe sono “terrificanti e schiaccianti e possono accadere in qualsiasi momento

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