AURORA BURNING

 





 Jay Kristoff / Amie Kaufman, Mondadori

VOTO: 10


Un mio amico che scrive recensioni per mestiere mi ha detto che odia quando un libro o un film viene definito “urgente”, che è una nuova applicazione – distorta – di un termine già esistente, una specie di “neologismo per allargamento semantico”.

AURORA BURNING forse non è “urgente”, ma certo “sorprendente” o “folgorante” sì.

L’AURORA CYCLE era iniziato un po’ in sordina con AURORA RISING, un libro piacevole, di intrattenimento, ma che non raggiungeva a pieno tutti i suoi obbiettivi. Con questo secondo volume della saga, siamo di fronte a un rivolgimento dal giorno alla notte!

L’impianto stilistico resta sempre lo stesso: la struttura corale con i capitoli alternati dedicati ai vari personaggi che diventano voci narranti (costruzione che probabilmente facilita la stesura a quattro mani tra Jay Kristoff e la sua comprimaria Amie Kaufman); qui però si notano alcune importanti differenze.

In primo luogo il romanzo è davvero dinamico e ricco di azione, con scene epiche ben scritte e per niente forzate, capaci di tenere il lettore incollato alla pagina e addirittura di fargli saltare qualche battito cardiaco.

Si vede chiaramente l’impronta della fantascienza più classica tipo STAR WARS, anche se io, da brava otaku, ho sentito anche l’impriting di COWBOY BEBOP (a proposito: che sfaceli farà Netflix con la serie live action tratta dal grandissimo anime di Watanabe?).


Ma aspettate. Facciamo un passo indietro e raccontiamo quel che già si sapeva da AURORA RISING.

Aurora ha dormito in una capsula criogenica per duecento anni e viene risvegliata da Tyler, che la trova sul relitto di una nave spaziale alla deriva. Quando la nostra protagonista si sveglia si ritrova con degli strani poteri psichici che l’hanno tramutata nel Grilletto di una fantomatica Arma in grado di salvare la galassia dalla minaccia del Ra’haam, una sorta di super-organismo Gestalt rimasto dormiente, che ora intende infettare tutti i pianeti conosciuti.

Aurora si unisce a Tyler nella Squadra 312, un team di outsiders problematici lasciati ai margini dell’Accademia Aurora, non per le loro capacità – che sono eccezionali – ma per il loro comportamento non proprio ortodosso.

Quindi abbiamo:

Tyler – l’Alfa, cioè il capo

Kal – il Carrarmato, cioè il guerriero

Scarlett (gemella di Tyler) – il Volto, cioè la diplomatica

Fin – lo Smanettone, cioè l’esperto di sistemi informatici e meccanici

Zila – il Cervellone, cioè la scienziata

Cat – l’Asso, cioè la pilota.

E poi ovviamente Magellano – l’uniglass di Aurora (cioè uno smartphone super-potenziato), che è una sorta di mascotte.


Ovviamente molti critici più nerd di me hanno visto in questo impianto narrativo grosse similitudini con I GUARDIANI DELLA GALASSIA della Marvel ma per me, che non conosco quel mondo, l’idea è se non proprio “nuova”, almeno coniugata in maniera originale (ancora una volta: anche il gruppo di COWBOY BEBOP era qualcosa di simile, no?)


In AURORA BURNING conosciamo meglio la complessità delle società aliene, specie quella syldrathi di cui fa parte Kal; ci approcciamo ai personaggi, al loro carattere e al loro passato (svelando anche alcuni importanti segreti) e gli autori si addentrano anche nell' avventura bellissima di inventare una lingua.

Tutti, anche quelli che non fanno parte della Squadra 312, hanno caratteristiche ben approfondite e complesse e molti fan saranno felici del maggiore spazio concesso a Zila, una ragazza terrestre misteriosa e molto chiusa, quasi incapace di rapporti interpersonali (o forse no?)

Jay Kristoff e Amie Kaufman rappresentano benissimo la diversità, non solo per la presenza di varie razze spaziali nell’équipe, ma anche e soprattutto per la sensibilità con la quale vengono trattate la disabilità (Fin indossa un esoscheletro perché hale ossa fragili e, nel corso del libro il lettore sente le sue condizioni psico-fisiche) e le possibilità di diversi orientamenti sessuali.

Riguardo quest’ultimo tema, c’è da fare una precisazione: Jay ha sempre affrontato le questioni di genere nei suoi libri con tatto e dolcezza.

In NEVERNIGHT, le scene erotiche erano molto più esplicite, probabilmente perché si trattava di una trilogia destinata a un pubblico un pochino più adulto (i cosiddetti “new adult”) mentre con AURORA CYCLE l’autore si rivolge a un target più giovane (“young adult”); comunque conta la tenerezza con cui vengono descritti i rapporti di coppia, in qualsiasi modo essa sia composta.

In AURORA BURNING svisceriamo la relazione (etero) tra Kal e Aurora, intuendone le difficoltà (portate dalle differenze culturali) ma anche la bellissima profondità, quasi da film.

Come ho detto le scene di battaglia sono veramente emozionanti, al cardiopalma e man mano riusciamo a capire di più del famigerato Ra’haam, del suo storico oppositore cioè il popolo civilizzatore degli Eshvaren e dell’avvicendarsi di guerre interplanetarie nel corso degli ultimi secoli.

La descrizione dei due contendenti (Ra’haam / Eshvaren) è stupenda, magistrale e vibrante:

  • Il primo colonizza i suoi ospiti con delle escrescenze botaniche e pupille a forma di fiore richiamando un po’ i mostri della Terra Pura del manga HELL’S PARADISE o lo psicopatico serial killer di MPD PSYCHO che piantava fiori nei crani aperti delle sue vittime, oppure qualcuno potrebbe ricordare alcuni disegni di Kurt Cobain… ma in realtà non penso che Mister Kristoff avesse in mente una di queste cose.

  •  L’Eshvaren è una creatura che è anche memoria collettiva di un intero popolo (ma chi sono stati precisamente gli Eshvaren, noti anche come gli Antichi? E perché i capi dell'Accademia  sembrano a conoscenza di tutto, come se esistesse un piano già scritto?). La sua caratterizzazione è a dir poco fantastica: è un essere umanoide dalla pelle cristallina e cangiante come l’arcobaleno che varia con lo spettro acustico: se dovessi cercare riferimenti random punterei su quell’episodio di FURTURAMA in cui Fry diventa incredibilmente intelligente e crea forme sonore con uno strumento alieno; o magari – a voler essere più raffinata e “di nicchia” - potrei citare l’anime GHOST HOUND, in cui uno dei protagonisti esce dal proprio corpo  nelle vesti di un buffo fantasma dai labbroni jazz che si fa chiamare Snark (come l’animale fantastico di Carroll) ma, di nuovo, credo che il mio cervello stia andando a ruota libera!


Ancora una volta un plauso va all’edizione Mondadori con la sovracoperina trasparente e lo spettacolare artwork di Charlie Bowater in copertina, che ritrae Kal con le trecce argentate, gli occhi di un viola intenso e il glifo dei Razza Guerriera sulla fronte; e poi gli inserti in nero come un file ipertestuale con i commenti di Magellano all'interno.

In conclusione, è chiarissimo che AURORA RISING era una volume preparatorio, qualcosa di carino e necessario per introdurre il lettore nel vero fulcro dell’azione. E che dire dell’assurdo, tremendo cliffhanger di AURORA BURNING? Roba che ti fa amare e odiare gli autori!

Aspettiamo con impazienza il terzo volume AURORA’S END per il novembre 2021.

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