HARROW LA NONA

  




Tamsyn Muir, Mondadori Oscar Vault


VOTO: 9.5 quasi 10




Assolutamente d’accordo con il retro di copertina che recita “Pazzescamente geniale”.

HARROW LA NONA è una spanna sopra al suo predecessore (GIDEON LA NONA), forse perché in quel libro non avevo apprezzato molto il linguaggio eccessivamente sboccato di Gideon ( però anche qui troviamo alcune perle per quanto riguarda le locuzioni colorite!)

Premettendo che è sempre difficile parlare di un sèguito, diciamo quello che già si sapeva senza fare spoiler: Harrowhark Nonagesimus è stata ingaggiata dall’Imperatore – Necrore Supremo – per combattere una guerra durissima per la sopravvivenza delle Nove Case e dell’intera galassia. Il nemico è una Bestia Resurezionale.

Sì, ci ho messo un po’ a capire di cosa si trattava: sarebbe un immenso pianeta morto che rotola nello spazio nutrendosi dell’energia vitale di ciò che gli capita a tiro.

C’è da dire che qui il sistema magico è un pochino più approfondito, o meglio non troviamo dei veri e propri spiegoni (che francamente io trovo noiosi nei romanzi fantasy) ma, man mano che si va avanti nella lettura, si comprende – più o meno – come stanno le cose. È molto interessante ad esempio la differenziazione tra le due forze base che regolano l’universo:

la thalergia, cioè l’energia della vita (che forse potremmo paragonare al ki?)

la thanergia, cioè l’energia sprigionata dalla morte.


Ho amato molto i personaggi, soprattutto la caratterizzazione di Dio / John Gaius ( “ma può un dio rispondere a un nome tanto banale come John?” si chiede a un certo punto Harrow). Il gioco messo in piedi con gli appellativi è di per sé molto acuto, per gli attributi ironici che vengono dati ai diversi “Santi” / Primi Littori, ma in particolare per il lunghissimo nome esteso della comandante Wake, che diventa – a seconda – una citazione di Shakespeare, un verso degli Evanescence o due righe di Eminem, il tutto mischiato con l’inno nazionale neozelandese in maori! Tra parentesi, sempre continuando il discorso degli appellativi, si scopre anche perché nel primo libro Gideon aveva trovato un bigliettino con scritto il suo nome nella Casa di Cananaan, cosa che era stata buttata lì senza seguito... 

Anche dal punto di vista stilistico,  HARROW LA NONA è davvero innovativo e interessante perché è quasi interamente scritto usando la seconda persona singolare e solo a metà scopriamo chi è invece quella prima persona che parla.

Avverto subito che ci sono scene un po’ forti, sia in senso hot sia splatter ma – nell’uno e nell’altro caso – stanno benissimo nell’economia narrativa. Per esempio ho trovato originalissima e brillante la descrizione della “bolla” in cui i tubi sono fatti d’interiora e nevica sangue (lo so che parlo di cose che non si capiscono benissimo, ma non voglio fare anticipazioni, anche perché a volte la spiegazione risulta un po’ ingarbugliata). Ed è bellissima anche la peculiare concezione dell'aldilà.

Sì, “le spiegazioni sono un po’ ingarbugliate”: questo è forse il difetto del romanzo, ma veniamo invece ad un altro elemento che mi è piaciuto parecchio, ossia la creazione di “fantasmi” che non sono incorporei come siamo abituati a pensarli. La definizione corretta usata da Tamsyn Muir è “redivivi” (“revenants” in inglese, nel senso classico del “morto vivente” come catalogato su Wikipedia, ma non hanno nulla a che fare con zombie grigiastri o vampiri succhia-sangue). Io stessa avevo scritto qualcosa del genere un paio di mesi fa chiamandoli “spiriti corporei”.

Un aspetto da sottolineare (anche perché sospetto che sia propedeutico al terzo libro ALECTO THE NINTH, che dovrebbe uscire nel 2022) è il rapporto idilliaco tra Harrow e il Corpo del Sepolcro Sigillato: la descrizione dell’amore di Harrow è delicata e dimostra una grande sensibilità che mi ha colpito molto per motivi personali.

Come sempre un applauso a standing ovation per l’edizione Mondadori Oscar Vault, con le pagine bordate di azzurro, i teschietti dentro e il poster nella sovra-copertina (anche se NESSUNO mai userebbe la sovra-copertina di un libro come poster!): e tra l’altro è bellissima anche la fan art di Jamie Stafford-Hill in copertina.

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