IL CUORE PIÙ BUIO

     



Nelson George, Jimenez Edizioni


VOTO: 7,5

Dopo FUNK E MORTE A L.A., Nelson George torna con un nuovo capitolo della serie di D Hunter, il nero vestito tutto di nero. Qui Hunter ha definitivamente lasciato il mestiere di bodyguard per lanciarsi nel mondo del management. l’astro di punta dell’agenzia è il trapper Lil Daye e lo scenario si sposta ad Atlanta, una città per molti versi conservatrice, diversa sia da New York sia da Los Angeles (“Ad Atlanta c’è troppo silenzio”).

Ci sono molti problemi da risolvere: il triangolo che coinvolge Lil Daye. la sua amante Dorita e lo scagnozzo Ant; il passato che torna a perseguitare D quando viene ritrovato il corpo di un agente FBI coinvolto nel cosiddetto Complotto contro l’hip-hop … ma è sopratutto la scoperta delle perversioni di un ricco magnate interessato a sponsorizzare Lil Daye (o meglio a utilizzare la sua musica e la sua immagine come veicolo di un messaggio consumistico) a far pensare a Hunter che forse si sta vendendo l’anima, come fanno in molti nell’America contemporanea.


La vita di D “era solo una reazione al passato, e non una creazione della sua libera volontà?”


questa è una delle riflessione più importante, il perno attorno al quale ruota l’intero romanzo. Il presente e il passato si mescolano inesorabilmente rivangando le teorie complottiste del mentore di Hunter, lo storico della black music Dwayne Robinson.

In realtà i tentativi di mercificazione dell’arte – e in particolare dell’industria musicale – si possono applicare a tutti i generi, non solo alla black. Basta pensare al lavoro di penetrazione commerciale svolto da MTV negli anni Novanta.


La critica socio-politica di Nelson George si fa feroce, con attacchi diretti a Trump e al razzismo che ancora striscia subdolamente negli Stati Uniti e si parla anche della crescente spinta salutista (fatta di yoga e veganesimo).

L’autore punta il dito contro il progressivo “sbiancamento” di New York e contro le idee suprematiste. La tragedia del ghetto e la piaga dell’AIDS , che avevano flagellato e isolato la comunità nera negli anni Ottanta e Novanta si sono trasformati fino a diventare un modello di sfruttamento molto più raffinato.

Sia come scrittore che come produttore per Netflix, Nelson George è attento a mostrare tutte le sfaccettature di una comunità molto composita. Come nelle pinturas de casta messicane, tra gli afroamericani ci sono infinite combinazioni, incontri e gradazioni. Nella serie THE GET DOWN sulla black music e la nascita del rap, il protagonista è mezzo nero e mezzo portoricano ; in FUNK E MORTE uno dei personaggi principali è un blaxican (nero + messicano). Sono mix inediti per il pubblico italiano – una sorta di nicchia etnica – ma sono già stati al centro di libri come WITH THE FIRE ON HIGH di Elizabeth Acevedo.

Per finire, Nelson George entra anche nelle dinamiche parallele della comunità coreana di L.A., arricchendo ulteriormente il quadro del melting-pot.


IL CUORE PIÙ BUIO (il titolo viene da una canzone di uno dei cantanti seguiti da Hunter) è più globale, meno “famigliare” di MORTE E FUNK ed è completamente immerso nel momento presente: si parla sì della situazione politica , del movimento Black Lives Matter, ma anche del ruolo delle piattaforme di streaming e dei social network nella ricezione / assimilazione di un “prodotto” culturale, che diventa il mezzo per il controllo subliminale della popolazione.

Tornano qui molti dei protagonisti introdotti in FUNK E MORTE A L.A., e troviamo anche interi capitoli dedicati a uno dei personaggi migliori di George: Serene Powers, una campionessa di arti marziali miste impegnata a punire gli uomini che sfruttano le donne.


Lo stile di scrittura è brillante, anche se a volte ho trovato qualche inciampo e qualche faraginosità nei concetti, ma forse dipende dal fatto che IL CUORE PIÙ BUIO è stato il primo libro di Nelson George che ho letto, e solo in seguito ho recuperato FUNK E MORTE (che comunque non è il primo della serie di D Hunter).

La fisionomia dei quartieri poveri descritti da George è la stessa che troviamo in THE POET X, strabiliante libro di Elizabeth Acevedo scritto in prosa poetica, che ha come protagonista una ragazza dominicana di quindici anni.

Se avessi avuto più tempo, avrei voluto fare un raffronto con i romanzi di Angie Thomas – THE HATE U GIVE e ON THE COME UP (i titoli sono in inglese ma sono entrambi disponibili in italiano) che mostrano bene la stratificazione sociale americana e il mondo del hip hop. Avrei anche voluto leggere (finalmente) IL BUIO OLTRE LA SIEPE, per avere un’idea di largo respiro sulla tematica del razzismo.

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