I RAGAZZI DI COTA STREET




Melissa Anne Peterson, Jimenez Editore


VOTO: 7.5

In I RAGAZZI DI COTA STREET – il suo romanzo d’esordio – Melissa Anne Peterson si rifà moltissimo allo stile di Susan Eloise Hinton autrice che, con libri come I RAGAZZI DELLA 56* STRADA e RUSTY IL SELVAGGIO, ha segnato l’inizio di un certo tipo di young adult, cioè quelli che presentavano le vite di giovani sbandati. Ed esattamente questo fa il libro della Peterson, anche se il target qui è decisamente adulto.

I ragazzi che vivono in Cota Street, nella cittadina di David, Stato di Washinton, sono giovani perduti, ognuno con un storia di abusi e dolore. Il capo di Cota Street è un eroe triste, Jimmy James, che finisce spesso coinvolto in delle risse. Le ragazze – Vera Violet, Annie, Kat – provano ad uscire dal circolo di povertà e degrado ma si tratta di un mondo che ti ghermisce e non ti lascia andare. A causa dello stile essenziale e un po’ confuso di Melissa Anne Peterson, non è sempre facile capire la vicenda, ma si percepisce il senso di disagio delle vite sprecate e un clima oscuro e poetico allo stesso tempo.

Vera Violet cerca di lasciarsi tutto alle spalle andando a St Louis, iniziando a insegnare arte in una scuola per ragazzini neri: anche lì serpeggia un alone di ingiustizia che marginalizza certe categorie di persone. St.Louis è la VENTISETTESIMA CITTÀ descritta da Franzen, che ha visto pian piano diminuire la sua importanza nel Paese fino ad arrivare appunto al ventisettesimo posto in graduatoria.

Kat affitta un appartamentino a Seattle, per rifarsi una vita lontano da un padre violento. In lei ho rivisto un po’ la sua quasi omonima Cat di AURORA RISING di Jay Kristoff e Amy Kaufman, la pilota della Squadra 312, forte come un gatto selvatico piena di tatuaggi; e un po’ Annie James, la ragazza di Frank in MOTEL LIFE di Willy Vlautin, che riesce a sfuggire a un destino di prostituzione e degrado.

Trattandosi di un libro ambientato nello Stato di Washinton, mi sarei aspettata che in COTA STREET ci fossero più frequentemente riferimenti al grunge, genere musicale nato proprio da quelle parti. E probabilmente in una certa misura è per questo che mi sono avvicinata al romanzo della Peterson. In realtà un breve accenno c’è, ma per lo più i personaggi ascoltano musica di altro tipo, da Johnny Cash ai Dropkick Murphys.

Si parla di droga – marijuana e metanfetamine prodotte in loco – e di pistole – con la noncuranza sorprendente che caratterizza gli Stati Uniti (ricordando bene la massima per cui “se nel racconto compare una pistola, prima o poi dovrà sparare”).

Questo mi ha fatto pensare ancora una volta alla vera America, quella rurale, quella lontana dai riflettori, dove le adolescenti rimangono incinta e non finiscono il liceo (se mai ci sono andate), quella dell’istruzione parentale, distanti dalla città come in NELLA TERRA DEI LUPI di Joe Wilkins: campi e segherie, camicie a quadri e scarponi da lavoro.

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