MOTEL LIFE


 Willy Vlautin, Jimenez Edizioni

VOTO: 9.5

Partiamo dalla postfazione di Willy Vlautin: MOTEL LIFE è un romanzo sulla nostalgia, un romanzo positivo anche se amaro, su due fratelli che si vogliono bene incondizionatamente e non litigano mai.

Jerry Lee è in fuga dalla colpa generata da un incidente. Ma è in fuga principalmente da se stesso. Rifiuta il suo corpo, e quella gamba amputata cadendo da un treno in corsa. Vlautin rielabora così in maniera cupa il vecchio mito americano del hobo, che saltava allegro da un vagone ferroviario all’altro. In MOTEL LIFE c’è molto amore, ma è un amore disperato, sono vite al margine, esistenze sprecate.

Frank aveva una ragazza, Annie James, ma è finita male per una brutta storia di degrado, e solo a distanza di tempo ci sarà un tentativo per ricucire la relazione. Non si tratta però di droga, ma birra, whisky e sigarette – con le diverse marche che definiscono e circoscrivono i personaggi. Qualcosa che sembra passare inosservato insieme alla sequela di fast food, motel e soprattutto casinò che punteggiano la carta geografica di questa America profonda, l’America lontana dai riflettori. Per questo dettaglio urbanistico, il libro di Vaultin mi ricorda un altro on the road: LAST DAYS OF CALIFORNIA di Mary Miller.

Ma qui siamo in Nevada nel 1997 e le città sono protagoniste attraverso i disegni che dividono i capitoli del libro e che sono attribuiti a Jerry Lee. Lui – storpio – non ha un idillio d’amore come Frank e ha disegnato la sua donna ideale chiamandola Marge.



Questo è un particolare che mi ha colpito molto. Essere innamorati di un immagine può essere reale quanto il trasporto per una persona presente in carne ed ossa, perché non sempre si ha la fortuna di incontrare quella giusta nel raggio di una vita e non sempre si ha la fortuna di essere noi quelli giusti per una storia.

I luoghi sono in primo piano, dicevamo. Nonostante il toponimo “Nevada” suggerisca effettivamente la “neve”, immaginavo lo Stato del sud-ovest come un posto caldo e assolato. E invece il viaggio di MOTEL LIFE si svolge in inverno, a temperature da congelamento.



Oltre a Jerry Lee e Frank, c’è un altro simpatico personaggio: un cane che Frank salva dalla catena. L’animale non ha nome ed è simbolo di abnegazione e affetto incondizionato.

Dal punto di vista stilistico, gli spostamenti hanno il ritmo delle ballate country e ogni capitolo ha la struttura di un racconto chiuso con una descrizione corale del paesaggio, anche se poi la narrazione prosegue con gli stessi protagonisti; per questo si può accostare MOTEL LIFE ai libri di Sam Shepard (penso a ATTRAVERSO IL PARADISO, ambientato in Arizona, ma soprattutto ovviamente a MOTEL CHRONICLES) o forse addirittura a Chris Offutt (NELLE TERRE DI NESSUNO, ambientato in Kentucky). Ovvero, Vlautin è un ottimo esponente di quella nuova scena americana che ritrae gli ultimi, gli emarginati, un po’ come faceva Faulkner con la contea immaginaria di Yoknapatawpha (ma forse questo è volare troppo alto).

Il rapporto tra i due fratelli è assoluto e per certi versi fa venire in mente l’amicizia che troviamo in UNA VITA COME TANTE. Ecco, Vlautin ha voluto creare una cristologia simile a quella proposta dalla Yanagihara, ma in un certo senso ci è riuscito meglio perché la storia di Jerry Lee è commovente e assolutamente credibile.

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