IN THE TUBE

 


Alice Barberini, Orecchio Acerbo

VOTO: QUASI 8.5

IN THE TUBE è una storia emozionante sul perdersi e ritrovarsi, ma soprattutto la reiterata cronaca di assenze stratificate.

Due fratellini sono a casa da soli. Fanno colazione, lasciando a soqquadro la cucina. Sul cartone del latte è attaccato un biglietto che invita a mettere in ordine. È come la segnalazione di una persona scomparsa, e ad essere scomparsi – nella casa e nella vita dei fratellini – sono i genitori.

I due bambini escono, ma il post-it con scritto di tenersi per mano cade e finisce sotto la scarpa del più piccolo, così i due si dividono.

E si perdono nella metropolitana di Londra.

La folla di persone nei sotterranei è variegata: impiegati, uomini in tenuta sportiva, musicisti che suonano in un angolo (con il giubbotto degli Who) … E altrettanto vari sono i messaggi che arrivano dai cartelloni pubblicitari: foto turistiche, un manifesto dei Cure, Elton John …

La gente ha fretta, pochi stanno ad ascoltare il bambino che ha perso la sorella. È una vecchietta a risolvere la situazione, simbolo di un tipo di famiglia che non c’è più, quella famiglia che è stata negata fin dall’inizio con l’assenza dei genitori.


I disegni di Alice Barberini sono precisi e fotografici, con colori pacati, mai troppo vivaci. Ottimi.

Come ho detto, la parte migliore sono le scene nella metropolitana cioè i ritratti delle diverse tipologie di persone.

Non c’è un indicazione temporale scritta ma il periodo si evince da diversi particolari: il manifesto di Boys don’t cry; il ragazzo con la cresta... ci fanno capire che la storia è ambientata intorno al 1979,

Essendo un silent book, la vicenda procede per immagini iconiche; il gatto che si aggira per casa all’inizio è la quintessenza del gatto (bianco e nero, con gli occhi vivaci e furbi), la donna anziana sembra un incrocio tra le signore della campagna inglese e una vecchietta di Miyazaki, o forse è la personificazione della nonnina senzatetto incontrata da Richard in un vicolo, in NESSUN DOVE di Neil Gaiman (incredibile autore inglese) …. e ovviamente a sfilare sotto i nostri occhi (prima una parte della scritta, poi l’altra) è la stazione di Regent Park, con le sue tipiche piastrelle bianche, e anche Oxford Circus,


Nel complesso, il libro mi è piaciuto molto, anche se secondo me perde un po’ di mordente sul finale. Se le cose fossero andate diversamente, avrei previsto uno sviluppo psicologico molto più interessante, simile a LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI. Così invece si ha un happy ending piuttosto inverosimile e scialbo.

Il post-it con scritto “Tenetevi per mano” fa un giro ellittico: dalla suola della scarpa del bambino finisce attaccato alla custodia della chitarra del musicista, finché viene ritrovato e attaccato al frigorifero, accanto a dei disegni infantili.

È questo il simbolo più potente di questo silent book. È una sorta di messaggio Peace & Love che coinvolge in primo luogo la musica, ma non assume il valore hippie un po’ sdolcinato. Rimarca piuttosto l’importanza dell’affetto fraterno, o meglio la necessità di avere qualcuno su cui contare.

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