LA GRAZIA DEI RE



Ken Liu, Mondadori Oscar Vault

VOTO: 8

LA GRAZIA DEI RE - che dovrebbe uscire in libreria per Oscar Vault il 19 maggio - è il primo libro della TRILOGIA DELLA DINASTIA DEL DENTE DI LEONE, con cui Ken Liu fonda una stirpe, quella di Kuni Garu, carismatico protagonista che ricorda molto Ulisse per astuzia e per raziocinio e anche per alcune delle sue imprese. Le sue gesta epiche si intrecciano a quelle del suo amico / nemico Mata Zyndu sullo sfondo di una terra dalla geografia ricca e sfaccettata. È importantissimo tenere sempre presente la mappa di Dara durante la lettura per comprendere l’ubicazione dei luoghi e gustare appieno gli aspetti socio-culturali che l’autore mette in campo nella narrazione.



 Il Paese, unificato dall’Imperatore Mapidéré è però profondamente diviso in Stati rivali in lotta tra loro. Alla morte di Mapidéré inizia la ribellione e si apre la battaglia per scalzare il giovanissimo nuovo imperatore dal trono. Come avviene nella new wave del fantasy sino-americano (si veda LA STIRPE DELLA GRU – THE DISCENDENT OF THE CRANE di Joan He, che uscirà a breve per Oscar Vault), la dinamica dei fatti e i riferimenti culturali sono modellati sull’Antica Cina. Utilizzando metafore tratte dal mondo naturale, molto care agli autori di origine orientale, in LA GRAZIA DEI RE la Dinastia del Dente di Leone e quella del Crisantemo si fronteggiano. Da un lato Kuni Garu, clemente e astuto, “un bandito virtuoso” che vuole creare un mondo che sia migliore per la gente, perché i poveri sono come “foglie cadute in autunno” (la “hojarasca” portata via dal vento, per dirla come Gabriel García Márquez); dall’altra Mata Zyndu, fortissimo gigantesco guerriero con gli occhi dalla doppia pupilla, che combatte per riportare il mondo a un passato ideale che non è mai esistito. E intorno a loro una miriade di personaggi (tratteggiati benissimo attraverso dei salti indietro nel tempo).
Siamo nell’ambito del political fantasy ricco di intrighi, che sfocia poi nel war fantasy nella seconda metà del libro ma senza cadere mai nel gritty: non ci sono scene cruente o gratuitamente violente e, quando la violenza è connaturata all’azione, questa scivola con eleganza, in un modo che a volte mi è sembrato troppo poco incisivo. Lo stile è pulito, persino lirico, e pieno di perle da sottolineare. Con una maestria stilistica che ricorda la “Regina del Fantasy” Robin Hobb, Liu crea un’intera biblioteca di saggi, maestri e poeti e, anche se non c’è un vero e proprio sistema magico, gli dèi, come in qualsiasi racconto epico che si rispetti, partecipano al conflitto tra i mortali con alcune trovate come ad esempio il libro su cui si scrivono magicamente le note di strategia di Luan Zya. Questo espediente crea uno spazio di meta-narrazione in cui la storia si compone da sola, ma è anche una riflessione sul vivere scrivendo e lo scrivere vivendo (come dire “Vivir para contarla”, per citare ancora García Márquez)
La cosmogonia di Dara è molto intessente e complessa perché ogni Stato ha una sua divinità protettrice e ogni divinità ha un suo pawi, cioè un animale totemico, ed esistono anche bestie fantastiche come il cruben – una balena squamata dotata di corno.
Nonostante ci troviamo in una società modellata sulla Cina del IX secolo, ci sono accenni steampunk che mi sono piaciuti tantissimo. Il frequente comparire di aeronavi che si alimentano con un gas speciale che si trova in un unico luogo mi ha fatto pensare all’anime IL SEGRETO DELLA SABBIA (a sua volta liberamente tratto da un romanzo di Jules Verne), in cui si parla di una sostanza chiamata fuyusen presente nelle antiche leggende orientali, che permetterebbe agli uomini di volare, mentre l’uso di “aquiloni da battaglia” ha qualcosa di poetico. Oltre a questi accenni meccanici, Liu fa uso anche di espressioni contemprarnee per dipingere un’ottima rappresentazione delle classi e dei generi: gli operai di corvée vengono definiti “uomini morti che camminano”, cioè in pratica condannati a morte; mentre c’è uno stupendo affresco femminista nel tratteggio delle donne e delle loro potenzialità. Anche se, come ho detto, non c’è una vera e propria magia, ma Lady Jia – moglie di Kuni Garu – è un’esperta di erboristeria mentre Lady Risana manipola il fumo. Questi due esempi e lo straordinario spiegamento di corpi femminili nell’esercito di Garu dimostrano l’importanza e la forza di quello che viene definito “sesso debole”.
Spero di poter leggere presto il secondo libro della serie, intitolato THE WALL OF STORMS (IL MURO DELLE TEMPESTE?), mentre il terzo è previsto in America per il 2021.

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