HARRY POTTER 1 e 2 LIBRI
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LE nuove edizioni 2020 hanno le copertine uguali alle edizioni originali inglesi |
HARRY
POTTER è una delle saghe per ragazzi più famosa del mondo e
forse non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlarne, ma là fuori ci
sono persone che, come me, sono arrivate a una certa età senza aver
mai aperto i libri della Rowling. In effetti c’è molto pregiudizio
intorno alla serie che ha fondato i moderni stilemi dello urban
fantasy o low fantasy
- un sottogenere del fantasy per giovani in cui la magia, invece
di essere in luoghi fantastici come la Terra di Mezzo, è presente
nel nostro mondo e coabita in parallelo ad esso. Molti hanno detto
che i personaggi di HP sono copiati da altri più famosi ma
non è così. Parlando di genere, HP si colloca nel
macrosistema della tragicommedia educativa, reinventando il bildung
roman tedesco e le school stories inglesi. Se ad esempio
il personaggio del preside della scuola di Hogwarts – Albus Silente
– è un incrocio tra Gandalf, Artù e Merlino, e lo stesso Harry è
modellato sul mito cavalleresco di sir Percival, la Rowling riesce a
creare caratteri nuovi e indimenticabili che si sedimentano nel cuore
del lettore.
Altro
elemento stilistico interessante è l’invenzione di un lessico
specifico che caratterizza il mondo magico e che non è stato facile
da rendere in italiano, infatti la nuova traduzione è curata da una
squadra guidata da Stefano Bertezzaghi, e la mano di traduttori
esperti, fini conoscitori della lingua di partenza e di quella
d’arrivo, si sente.
Ma
partiamo dalle basi: Harry Potter è un bambino orfano, figlio di
un’umana e di un mago che vennero uccisi da Tu-Sai-Chi. Lord
Voldemort, il Signore Oscuro cercò di uccidere anche il piccolo
Harry, ma venne sconfitto e perse i suoi poteri. Harry conserva una
cicatrice che gli ricorda quei tragici eventi, una saetta sulla
fronte, ma per il resto non sa nulla e viene cresciuto in una
famiglia di non-Maghi (Babbani), che anzi odia accanitamente tutto
ciò che ha anche solo la parvenza di essere magico. Ma il giorno del
suo undicesimo compleanno Harry riceve una lettera – anzi MOLTE
lettere – dalla scuola di magia di Hogwarts. Fa conoscenza in
primis col gigantesco e villoso guardiacaccia Hagrid e poi si fa
degli amici nella scuola, all’interno dei Grifondoro, la sua “casa”
di appartenenza (le case di Hogwarts sono quattro: Grifondoro,
Tassofrasso, Corvonero e Serpeverde); legherà con Ron Weasley e con
tutta la sua numerosa famiglia dai capelli rossi, e poi con la
studentessa più brava del castello, Hemione Granger, senza lasciare
indietro nemmeno l’impacciato Neville Longbottom. L’amicizia è
infatti il cardine centrale dei libri ed è l’elemento che più
scalda il cuore del lettore: al suo primo viaggio sul treno Hogwarts
Express, Harry è felice perché finalmente ha qualcuno con cui
dividere le merendine. E man mano diventa evidente come l’amicizia
tra i tre protagonisti diventi profonda, tanto da sacrificarsi l’uno
per l’altro. Si crea un vero e proprio iato tra gli anni accademici
passati a Hogwarts nella luce della fratellanza e le tremende estati
a casa dei Dursley che hanno cresciuto Harry tenendolo sempre a
distanza, al limite di una condizione da servizi sociali! Il secondo
libro - HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI – comincia con
una roccambolesca e divertentissima fuga dalla casa dei Dursley a
bordo di un’automobile volante verso la casa scalcagnata ma piena
d’amore dei Weasley
Appaiono
subito molto. chiari i temi antropologici e sociologici affrontati
dalla Rowling. La mia collega di università Paola Schiaffino ha scritto una tesi su questo, che è stata pubblicata colt MAGI E BABBANI. la divisione Maghi /Babbani rispecchia quella tipica
degli studi antropologici Noi /Loro. Questo è evidente nel secondo
libro della serie – dove una misteriosa minaccia se la prende coi
Sanguemarcio, cioè i maghi nati Babbani, disprezzati perché non
sono purosangue, anche se in realtà – come viene esplicitato –
la “purezza” non conta nulla. C’è chi, come Draco Malfoy, odia
coloro che non fanno parte di antiche famiglie, o chi è troppo
povero per permettersi l’ultimo modello di scopa da corsa e chi
invece pensa che sia importante che i maghi conoscano le persone
“normali”, specie se si prevede di lavorare a contatto con loro.
È al vaglio una Legge per la Protezione dei Babbani promulgata dal
Ministero della Magia e Harry dice a Ron che non importa essere
poveri, e che non c’è nulla di cui vergognarsi ad avere i libri di
seconda mano. Quel che conta è l’affetto e il calore di una
famiglia: qualcosa che a Harry è mancato per undici anni e che
finalmente ha trovato con i Weasley (la mamma di Ron fa ad Harry un
maglione per Natale come per tutti i suoi figli)
Altro
tema importante che viene trattato di striscio nel primo libro –
HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE – e che poi viene
sviluppato meglio nel seguito è l’interrogativo se i mostri siano
veramente mostruosi. Hagrid il guardacaccia ha una vera passione per
allevare le creature più bizzarre: nel primo libro alleva un drago
nella sua capanna di legno e facciamo la conoscenza anche del suo
cane Zanna e del cerbero Fuffy e di altri esseri.
Per
quanto riguarda il modo in cui la Rowling presenta la magia e le
creature mostruose ma gentili, esso ricorda moltissimo un altro
impareggiabile autore britannico per ragazzi, ovvero Roald Dahl.
Considerando
la mera struttura dei libri, li si potrebbe definire mystery
impostati come i classici di Sherlock Holmes. Harry, come Percival
alla ricerca del Graal, deve di volta in volta trovare qualcosa (nel
primo libro si tratta della Pietra Filosofale; nel secondo della
Camera dei Segreti) e ci sono sempre ostacoli e un cattivo.
all’inizio i sospetti si concentrano su una persona che appare però
subito troppo ovvia, fino al ribaltamento finale.
Altro
tema sempre presente è la maniera di gestire la fama. Harry è
famoso nell’ambiente magico per aver affrontato e sconfitto il
Signore Oscuro, e quindi tutti lo riconoscono (addirittura nel
secondo anno a Hogwarts arriva una matricola – Colin – che lo
segue dappertutto e gli scatta continuamente foto!). Harry non ama i
riflettori e cerca di tenersene alla larga anche se inevitabilmente è
sottoposto a una certa pressione. Al contrario, il professor Gilderoy
Lockhart – autore di numerosi bestsellers e nominato cinque volte
Sorriso più Affascinate dal giornale Strega Moderna – ama
sguazzare nella celebrità. Harry vive una condizione che ho
riconosciuto, avendo letto molte biografie di artisti del rock.
In
HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI troviamo anche un
personaggio che estremizza le questioni di classe e di ceto già
poste dallo status della famiglia Weasley: l’elfo domestico Dobby.
Gli elfi, nel mondo magico parallelo creato dalla Rowling, hanno
grandi poteri ma sono soggiogati al volere del proprio padrone a meno
che questi non dia loro un capo di vestiario “vero” (Dobby
indossa una federa al posto del vestito). Il piccolo elfo pone in
luce anche un altro elemento spinoso che sembra presentarsi in
sordina ma che io reputo interessante: Dobby infatti è
autolesionista e si fa del male ogniqualvolta va contro il volere del
proprio padrone. La Rowling descrive bene la condizione mentale del
personaggio che, pur essendo tragicomico, rispecchia una situazione
mentale ambivalente.
Della
saga di HARRY POTTER (composta da sette libri) esistono anche
i film (che sono otto). Io non li ho visti ma, secondo l’opinione
di diversi booktuber, le pellicole sono incentrate in prevalenza
sull’avventura, tralasciando le riflessioni socio-antropologiche.
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