IL DETECTIVE KINDAICHI VOL. 1



Seishi Yokomizo, Sellerio
VOTO: 7.5

Seishi Yokomizo è stato uno dei pionieri del giallo giapponese, tra i primi a introdurre il giallo di matrice occidentale, utilizzando però anche ispirazioni della tradizione nipponica. IL DETECTIVE KINDAICHI è il volume che introduce questo estroverso personaggio. Si tratta del classico delitto della camera chiusa. Le vittime sono due novelli sposi Kenzô e Katsuko ma intorno a loro ruota un bel cast di personaggi – siano essi famigliari o fittavoli del ricco casato degli Ichiyanagi. Yokomizo delinea benissimo le atmosfere e i paesaggi di un paesino di campagna nel Giappone del 1937, sfiorando anche lo spinoso tema della guerra. Infatti il romanzo è scritto retrospettivamente per due terzi, e la voce narrante – cioè quella dello scrittore stesso - si trova nel 1945, quando ormai i terribili giochi della scacchiera bellica erano compiuti.
Trattandosi di un delitto della camera chiusa, l’autore fa riferimento a molti scrittori occidentali maestri del genere, e in questo secondo me pecca di pedanteria didascalica facendo esplicito sfoggio delle sue conoscenze: questa è forse la sola nota dolente del libro che, invece risulta essere brillante per lo stile e per la soluzione finale (per me è stato un vero colpo di scena, ma a onor del vero devo confessare che io non sono una grande lettrice di polizieschi).
Avendo un cast molto ricco di personaggi, non tutti sono sviluppati in maniera uniforme e addirittura alcuni risultano solo uno sfondo e sono poco sfruttati. Il migliore è senz’altro l’indimenticabile detective Kôsuke Kindaichi, arruffato e balbuziente che, per arguzia e aspetto fisico ricorda un po’ L di DEATH NOTE. Ottima anche la caratterizzazione di Suzuko, sorella minore dello sposo Kenzô, affetta da un leggero ritardo mentale. La sua innocenza dona un tratto fresco al romanzo e permette di introdurre due degli elementi prettamente nipponici della trama: lo spirito del gatto defunto e il suono delle corde del koto. Il fratello minore Saburô e il mediano Takaji sono forse un po’ tagliati con l’accetta nei panni del fannullone il primo e dell’uomo serio e riservato il secondo; mentre la rigida morale di Kenzô è forse l’aspetto più interessante del romanzo perché permette di delineare il sentimento di un’epoca.

Come ho già detto la scrittura è quasi sempre scorrevole, tranne nei momenti in cui l’autore descrive la casa degli Ichiyanagi e le immediate vicinanze: qui infatti ci perdiamo in un groviglio di nomi e punti cardinali difficile da sbrogliare. Il lato più leggero ricorda una light novel (ad esempio quelle di Manabu Kaminaga dedicate allo PSYCHIC DETECTIVE YAKUMO o la serie di HOLMES, GATTO TARTARUGATO, inedita in Italia ma di cui io ho tradotto un volume)
Per alcuni espedienti – ma NON nella risoluzione generale del caso – il libro richiama TOKYO EXPRESS di Seichô Matsumoto altro grande maestro del giallo giapponese che, per eleganza, viene comparato a Simenon.
Nonostante l’impronta occidentale sia conclamata, si notano anche le sensibili sfumature naturalistiche tipiche della scrittura nipponica. Ad esempio, in maniera del tutto inaspettata, ci si trova davanti a una pennellata poetica riguardante il canto degli uccelli:

Kôsuke rimase in silenzio mentre dal cielo serenodi quell’autunno il cinguettio di un uccellino ricadde inatteso su di loro





L' edizione è ottima, del classico formato tascabile Sellerio e con carta spessa e ruvida,A lievemente opaca. L'opera riprodotta in copertina è di Hasui Kawase, artista che non ritrasse i luoghi famosi (meishō) ma piuttosto località  poco note teatro della nuova urbanizzazione  202del Giappone. 
Nel luglio 2020 Selllerio dovrebbe pubblicare un secondo caso del DETECTIVE KINDAICHI.

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