ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
Lewis Carroll, Demetra Giunti
VOTO AL TESTO: 1000
VOTO ALL'EDIZIONE 6 alle illustrazione / 8 all'introduzione
VOTO AL TESTO: 1000
VOTO ALL'EDIZIONE 6 alle illustrazione / 8 all'introduzione
È
difficilissimo parlare del “libro della vita”, quello che mi
porto dentro, persino tatuato addosso. Ed è ancora più difficile se
si tratta di ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, uno dei romanzi
più poliedrici mai scritti, di cui esistono migliaia di adattamenti
– sì, anche giapponesi! – e centinaia di retelling tra i
quali uno firmato da me.
![]() |
ALICE IN HEARTLAND di QuinRose & Soumei Hoshino |
La
preziosa introduzione di Luca Scarlini all'edizione Demetra
mi aiuta a fare un po’ d’ordine. Innanzitutto il fantasioso
bestiario di Carroll, che qui spicca in tutta la sua immaginazione
irriverente. C’è il famosissimo Gatto del Cheshire che
riprenderebbe la forma tradizionale di un formaggio locale. Il felino
ha il potere di svanire lentamente fintanto che non resta solo il
ghigno ad aleggiare nell’aria (e allora – si chiederanno alla
corte della Regina di Cuori – come si può fare a tagliargli la
testa se non c’è un corpo? È l’affascinante paradosso del Gatto
di Schrödinger che però
sarà formalizzato solo nel 1935!).
Nel bestiario di Carroll ci sono
poi i paggi e i servi in livrea –
pesci e ranocchi che rappresentano uno sberleffo alle rigide
gerarchie inglesi, come anche tutte le filastrocche che vengono
sovvertite in maniera irriverente; animali che sono giochi di parole
come la Lucertola Bill (il capitolo si intitola “The Rabbit sends
in a Little Bill” dove Bill è il nome della lucertolina, ma la
frase in inglese vuol dire “mandare un conto”, “a bill”
appunto). Il libro è pieno di giochi di parole e indovinelli logici
(o illogici, perché senza risposta). Nell’elenco degli animali
antropomorfi c’è poi l’estinto Dodo che è la personificazione
dello stesso Carroll che, essendo balbuziente, era noto al campus di
Oxford come Do-Do-Dodgson e la Lepre Marzolina che è notoriamente
pazza a marzo. Per fortuna nel racconto siamo a maggio. Non si sa di
preciso il giorno perché da quando il Cappellaio è andato fuori
tempo cantando, il Tempo – molto permaloso – si è fermato.
Restando tra gli animali, ce ne sono di davvero iconici, primo fra
tutti il Coniglio e poi il Bruco fumatore di narghilè e seduto su un
fungo dalle proprietà magiche, che ha dato adito alle più svariate
interpretazioni di ALICE come metafora psichedelica.
In
realtà il tema principale del libro è la crescita che,
da fisiologica diventa mutevole e ipertrofica quando Alice beve dalla
bottiglietta trovata a casa del Coniglio. È stufa di essere “una
cosa così piccola” ma ha anche paura di crescere troppo. D’altra
parte, la crescita è ciò che dà il coraggio ad Alice di affrontare
le carte e zittire persino il Re, sfidando cioè il mondo degli
grandi.
Carroll
rifuggirà la società degli adulti per rifugiarsi in un piccolo
mondo con le sue “amiche del cuore” (aborrendo invece i
maschietti, come testimonia l’episodio del neonato della Duchessa
che si trasforma in porcello). Alice Liddell, nata nel 1852, era
senz’altro una delle sue favorite per le sedute fotografiche su cui
tanti hanno dissertato., lanciando accuse di pedofilia. Non c’è
nulla di provato, solo dicerie, e le opere fotografiche di Carroll
vanno contestualizzate nel filone della ritrattistica romantica
vittoriana, ma si sa che la vera Alice restò per sempre prigioniera
del suo alter ego letterario, così come avvenne in una certa misura
al suo coetaneo Matthew Barrie, autore di PETER PAN.
Lo
sviluppo fisico – al centro delle avventure di Alice – è però
spesso troppo mutevole e repentino, tanto che la bambina non sa bene
cosa rispondere al Bruco che le chiede chi è. Così il mutar
dimensione sballotta la povera ragazzina e le ingarbuglia i pensieri,
che pensa di essere diventata qualcun’altra. Questa dispercezione
– sia fisica che mentale – è la base su cui si fonda
l’interpretazione di ALICE come allegoria dell’anoressia
(non dimentichiamo che la principessa Sissi, nota come possibile
anoressica, era nata pochi anni dopo Charles Dodgson e, all’epoca
in cui uscì il capolavoro del matematico, aveva 28 anni). D’altra
parte tutti nel Wonderland sono “matti” – a detta del Gatto. E
la stessa Alice vive una continua dissociazione: in lei infatti
convivono due Alice che si danno consigli e si rimproverano a
vicenda. Va considerato poi che il cibo è al centro dei cambiamenti
di Alice e occupa buona parte dei suoi pensieri e ne incontra a ogni
passo, proprio come avviene a chi soffre di disturbi alimentari; e la
cosa sarà ancora più chiara nel seguito delle sue avventure, quando
cioè attraverserà uno specchio.
C’è
poi un’altra interpretazione che in realtà è la prima a saltare
all’occhio. Quando Alice cade nella tana del Coniglio, lungo le
pareti di terra ci sono credenze e scaffali, carte geografiche e
quadri e, più la bimba precipita, più le parole si imbrogliano
nella sua mente; inoltre l’intera struttura del libro procede per
scene quasi staccate tra loro, unite solo dal filo conduttore dei
passi di Alice:
“Mi
potresti dire per favore che strada devo prendere per uscire da qui?”
“Dipende
in buona parte da dove vuoi andare” rispose il Gatto
“Qua
o là non ha gran importanza per me ...”
“E
allora non ha importanza per te nemmeno prendere una strada o l’altra
...”
“… Purché
si arrivi in qualche posto” soggiunse Alice cercando di spiegarsi
“Be’,
puoi essere sicura di riuscire: non hai che da cominciare”
Tanti
hanno immaginato che nella tana ci fossero anche dei libri (forse
anche Disney?). In realtà non se ne fa menzione ma tutto porta a
pensare che ci siano o che ci siano stati e, se così fosse Alice
sarebbe l’autrice delle sue avventure, quelle avventure che
racconterà poi alla sorella Lorina,
e il suo percorso nel Wonderland sarebbe un parto letterario.
![]() |
In questa edizione della Giunti / Classici Disney Alice appare addirittura in copertina con un libro in grembo! |
In
quale figura si cela allora Carroll in questa storia? Nel Dodo che
con lui condivide il nome? Nel Cappellaio Matto, che è certo severo
nei modi ma è anche un burlone che ama i giochi di parole, e che
Benjamin Lacombe – a differenza degli altri illustratori –
rappresenta come un adulto seduttore? O, infine, nella stessa Alice?
Ho
apprezzato moltissimo l’edizione Giunti Demetra sia – come ho
detto – per l’introduzione di Scarlini (che entra nel novero delle migliori subito dopo l'edizione annotata di Martin Gardner e l'edizione illustrata da Benjamin Lacombe), sia per la traduzione di
Elda Bossi, capace di trovare soluzioni brillanti che rendono bene i
continui calambour e i non-sense di Carroll.
Non
mi è piaciuto invece l’apparato di illustrazioni. Trattandosi di
un’edizione molto economica, si è optato per la riproduzione solo
di alcune immagini originali di John Tenniel, ma queste sono stampe
di bassa qualità e soprattutto ne mancano di fondamentali
(addirittura non c’è la figura del Grifone, a cui Carroll fa
esplicito riferimento nel testo!)
♥
RispondiElimina