DIABLERO STAGIONE 2



VOTO: 7 + 


È difficilissimo fare la recensione di una seconda stagione senza fare spoiler, quindi un po’ saranno d’obbligo.
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In questo nuovo ciclo scopriamo finalmente che fine ha fatto Mayaken, il figlio di Keta. Nel primo episodio, i nostri vanno a recuperare padre Ventura (“el curita carita”) nel primo livello del Mictlán, il mondo dei morti azteco. Questo mi porta a fare due considerazioni sui punti di forza di DIABLERO. In primo luogo, in questa stagione si sente ancora piç chiaramente l’intento volutamente grottesco di alcune scelte narrativo/ visive: Elvis che attravesa il fiume delle anime su un gonfiabile rosa a forma di fenicottero, le ragazze che si drogano con le “lacrime di demone”, la zia di Isaac (el Indio) che lo possiede, il padre di Elvis che risorge dalla tomba…. In secondo luogo, bisogna parlare dell’altissimo dosaggio di sincretismo che pervade ogni episodio: molte formule per richiamare o esorcizzare i demoni sono in nahuatl e anche nella sede del Conclave – che dovrebbe essere un’organizzazione religiosa occulta, ma comunque cattolica – ci sono glifi aztechi alle pareti. Ecco, gli antagonisti stavolta sono proprio questi preti deviati, il cui scopo è eliminare gli angeli dal mondo (compreso lo spirito che protegge padre Ventura). Parlando del “curita”, la sua storia con Nancy procede come quella di una qualsiasi coppia, sembra che lui si sia dimenticato completamente del voto di celibato! Il problema è che fatica ad accettare la parte “bestiale” di Nancy e vorrebbe “curarla”, cosa per cui lei giustamente si arrabbia. Questo ovviamente pone la classica questione della “Bestia”, ossia la ricerca di una parte umana anche in ciò che appare mostruoso.
Rispunta anche un precedente apprendista che in teoria doveva essere morto anni prima. Sembra che io lo faccia apposta, ma nella storia di Alejandro – detto Tepoz (che significa “rame” in nahuatl, e infatti esiste una città chiamata Tepoztlán) – è un ottimo esempio di affetto genitoriale che mi ha persino commosso.

Le creature sovrannaturali non sono riprodotte molto bene, sembra il risultato di una produzione low budget.
Il finale è molto molto aperto e lascia pieni di curiosità per il destino di Elvis, finito indietro nel tempo, all’epoca della Conquista. Non sono stati rilasciati particolari sulla realizzazione della terza stagione. Netflix è possibilista: tutto dipende dal clamore che la serie susciterà nei prossimi giorni e dal numero di visualizzazioni.

Ho appena preso su Amazon il libro da cui è tratta la serie e non vedo l’ora di leggerlo, anche perché ho comprato la versione originale di F. G. Haghenbeck, EL DIABLO ME OBLIGÓ in spagnolo messicano. Infatti, guardando la serie sottotitolata si apprezza una lingua ricca e … colorita.
Per la verità, esiste anche la traduzione italiana, intitolata semplicemente DIABLO, ma ho letto delle recensioni negative sulla (non) qualità dell’edizione e io per prima, senza averla tra le mani, ho notato che la copertina è davvero bruttissima (mentre la versione che ho comprato io ha una foto della serie in copertina. Da notare comunque che nella serie si parla di “diableros” ma non di “Diablo” con la D maiuscola, semmai si sentono nominare i “demonios”, anche chiamati con il termine prettamente messicano “chamucos”.

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