MERCEDES



Daniel Cuello, Bao Publishing

VOTO:10


MECEDES è una delle graphic novel più bella dell’anno. Anzi la più bella so far!
Mercedes è una donna (che si crede) potente in un non-luogo arido che potrebbe benissimo essere un’indeterminata America Latina assetata post-cambiamento climatico. Ultimamente inciampo spesso nell’ecologia e sto pianificando un articolo più strutturato a riguardo, ovviamente dal côté letterario e non da quello scientifico.
Mecedes ha fatto degli illeciti per restare a galla (solo fiscali?) ma è davvero un mostro? Ci vuole un po’ a inquadrare questo personaggio: un mix di Berlusconi, Trump, Angela Merkel, Moira Orfei e la Regina di Cuori (per capire le implicazioni di questo paragone sarebbe opportuno leggere HEARTLESS di Melissa Meyer, la storia di Alice dal punto di vista della Regina.
Tanta attualità quindi nel nuovo libro di Daniel Cuello, ma ciò che mi ha colpito di più è la profondità dei dialoghi che indagano sulla libertà – che forse non esiste – e sul rapporto madre / figlia – vera chiave per capire Mercedes (“Le cose non dette, quelle, sono le più rumorose”).
Dal punto di vista stilistico, la forza del volume sta nel colore: acceso, vibrante e caldo. In particolare, la scena dell’incendio mi ha ricordato quella analoga di LA MACCHINA DELLA FELICITÀ di Katie Williams.
La morale del racconto è che bisogna guardare all’essenziale: Mercedes parte con un codazzo di nove valige e si ritrova con una sola. Potrebbe essere una metafora della vita così come della scrittura (Diceva Saint Exupéry: “L’essenziale è invisibile agli occhi”)

Daniel Cuello è un ragazzo simpaticissimo – argentino di nascita e italiano di adozione. Nei suoi libri ci sono sempre riferimenti pop che lui invita a trasformare di Paese in Paese in modo da rendere universale la storia. Durante la lavorazione, Daniel ascolta molta musica, soprattutto colonne sonore perché le parole lo distraggono dal pensare, ma in MERCEDES c’è l’intro di Sympathy for the Devil dei Rolling Stones e in effetti c’è qualcosa di mefistofelico in Mercedes “la Dea” o meglio, qualcosa che ricorda un Hades virato al rosso invece che al blu.

Questo è un libro dove molti personaggi non hanno il nome che dovrebbero avere: l’autista, che per tutto il tempo viene chiamato Felipe in realtà si chiama Gustavo; il “Bambino” - il mio personaggio preferito – non ha un nome proprio ma solo una caratterizzazione. È la nuova generazione, che conosce i videogiochi ma ignora l’attualità e l’arte. Eppure Bambino non è stupidamente vuoto: ha un passato e un presente e, guardando il paesaggio desertico intorno a lui ci si chiede se avrà mai un futuro (Non l’ho ancora letto, ma questo contesto mi rimanda alle vibes di DRY di Neal e Jarrod Shusterman)

L’edizione dorata per i dieci anni di Bao è ormai andata esaurita, ma se potete recuperatela! Contiene 16 pagine extra con spiegazioni dell’autore, storyboard originali e una storia aggiuntiva molto bella che mostra come la gente si attacchi a piccoli battibecchi insignificanti anche su una nave che affonda.

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