INVISIBLE MONSTERS



Chuck Palahniuk, Mondadori

VOTO: 8.5

INVISIBLE MONSTERS è uno dei libri più belli di Palahniuk. Ti colpisce e ti costringe a sanguinare.
Una super-modella, bellissimo prodotto della nostra trappola culturale consumistica, ha un incidente che la sfigura orribilmente portandole via una mascella. La sua carriera è finita, ma incontra una diva drag, Brandy Alexander, che reinventa per lei un passato e un futuro. Inizia così un viaggio attraverso l’America e il Canada durante il quale la Principessa Brandy, la rinata Daisy St. Patience e il bellissimo (ancora per poco) Seth Thomas alias Ellis Island alias Chase Manhattan alias … vivono di espedienti, piccole truffe e furto di medicinali. I tre personaggi principali si sono lasciati tutto alle spalle, non hanno un posto a cui tornare, e così semplicemente si spostano in viaggio on the road senza meta se non la prossima città, in un’esperienza di “vita reale” che non ha proprio niente di quanto noi definiremmo normale. Per Brandy è una specie di rumspriga prima della riassegnazione di sesso; per la protagonista (la fu Shannon McFarland) è una fuga da se stessa; per Seth … lui si trova invischiato suo malgrado ma in fondo deve scappare per dimostrare di essere ancora attraente (per chi?).
Questo è un libro scioccante, dove nessuno è chi dice di essere e nulla è come sembra. La nostra protagonista avvolta nei veli, la sua migliore amica (ex) Evie, Brandy… tutti indossano delle maschere, tutti sono mostri invisibili pieni di disperazione. “Quand’è che il futuro è passato dall’essere una promessa all’essere una minaccia?” scrive Seth su una cartolina da lanciare nel vuoto, oltre il parapetto dello Space Needle di Seattle. Tutto il romanzo è un insieme corrosivo di aforismi degni di un maligno Oscar Wilde drogato. Lo stile di Palahniuk è perfetto, lirico e doloroso; cattivissimo e cinico: ci regala momenti splatter altissimi e pura poesia.
In un collage frammentario che va avanti e indietro sulla linea cronologica come un libro-game, scopriamo il passato della Shannon /Daisy, la storia del suo gay fratello Shane e della sua perfetta famigliola di periferia. Rileggiamo la declinazione più cupa dell’amore / odio fraterno che si ramifica fino ad aspetti imprevisti. Gli altri temi del romanzo sono quelli tipici di Palahniuk: la polemica contro il consumismo sfrenato (è ormai famosissima la frase pronunciata da Tyler di FIGHT CLUB: “Ciò che possiedi ti possiede), la società dell’apparire, il sesso sfrenato ed eccessivo, l’uso di farmaci come droga legalizzata.
In questo libro l’espediente è quello della negazione della chirurgia plastica come soluzione, il che ricorda alcuni film come TIME di Kim Ki-Duk o LA PELLE CHE ABITO di Pedro Almodóvar.
La prima scena, quella che preconizza la fine, è iconica e indimenticabile: sangue ovunque ed Evie nel suo abito da sposa bruciato, con in mano un fucile (essendo texana, lei risolve tutto brandendo un’arma); ci si sposta nel tempo un tassello alla volta per capire come si è arrivati fin lì. Lo stile lessicale è magnetico, barocco e ritmico con il continuo rafforzativo dei soggetti (“Brandy, lei …”).


Inizialmente scartato dalla casa editrice perché troppo forte, INVISIBLE MONSTERS fu pubblicato tre anni dopo, sull’onda del successo di FIGHT CLUB e nel 2012 è uscita in America una nuova edizione intitolata INVISIBLE MONSTERS REMIX con brani aggiuntivi (che io ho acquistato non appena ne ho scoperto l’esistenza)

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