MOLTO LONTANO DA CASA
Peter Carey, La Nave di Teseo
VOTO:
10
MOLTO
LONTANO DA CASA è un libro eccezionale! Il quindicesimo
romanzo di Peter Carey ne fa uno degli autori migliori (e più
conosciuti all’estero) del panorama degli Antipodi. Eppure questa
nuova opera non ha avuto una buona accoglienza in Australia, né di
critica né di pubblico. Il perché è presto detto, ed è triste:
stavolta Carey ha scelto di denunciare senza mezzi termini le
atrocità coloniali e post-coloniali perpetrate dai coloni bianchi ai
danni della popolazione aborigena.
La
storia: difficile parlare della trama senza fare spoiler ma ora ci
provo …
1953-54,
Irene e Titch Bobs decidono di partecipare al più importante rally
d’Australia, una gara di resistenza che attraversa tutta la
nazione. Come navigatore scelgono il loro vicino Willie Bachhuber, un
ex insegnante in congedo; ma ben presto questi sarà costretto a
lasciare la corsa e così rimarrà bloccato in una station (la
versione australiana del ranch) dove insegnerà ai bambini aborigeni.
Appassionato
di mappe (e soprattutto di mappe storiche), il suo programma di
insegnamento non è quello istituzionale. Prendendo coscienza che gli
aborigeni erano stati trasformati in “esuli cui era stato negato il
senso della vita”, chiama in aula gli anziani del campo perché
insegnino ai piccoli le antiche storie e mostrino loro quelle che
Chatwin ha chiamato “Vie dei Canti”. Anche Willie impara che la
Storia dell’Australia è fatta di due tipi di cartine: quelle dei
neri e quelle dei bianchi, e che le seconde sono incomplete senza le
prime.
E
dunque ecco l’unica pecca di questo libro, alla quale si può
facilmente ovviare grazie a internet: manca una carta all’inizio
del volume che delucidi il percorso seguito da Titch e Irene da
Sydney (sulla costa est) a Perth (sulla costa ovest).
La
parte più affascinante è la descrizione del percorso nella parte
interna della Nazione: il temibile, aridissimo Nullarbor Plain, il
cui nome deriva dal latino e significa “Nessun Albero”.
Per
la verità, i capitoli iniziali sono ambientati nella zona rurale nei
dintorni di Melbourne, nel paesino di Bacchus Marsh – luogo natale
di Peter Carey, che negli anni Cinquanta vedeva sfrecciare le auto
della Redex Trail.
Russell Drysdale, Shopping Day (1953) |
I personaggi sono molto ben delineati, ricchi di sfumature e complessi:
Irene, donna forte e indipendente;
Titch, che è succubedel padre e poi si rivelerà molto simile a lui;
E poi Willie, un uomo da sempre in crisi e in fuga da se stesso e dagli altri.
Irene, donna forte e indipendente;
Titch, che è succubedel padre e poi si rivelerà molto simile a lui;
E poi Willie, un uomo da sempre in crisi e in fuga da se stesso e dagli altri.
Ovviamente
non vi posso dire altro, per non rovinare la lettura, se non
aggiungere che il tema centrale del libro è l’identità.
Attraverso la riscoperta identitaria dei personaggi, Carey ci parla
della coscienza rimossa dell’intera nazione, suggerendo che la vera
“Grande Macchia” non sia la discendenza dai forzati britannici,
quanto l’infamia del trattamento riservato agli aborigeni
massacrati, rapiti, stuprati, rinchiusi … ancora in epoche molto
(troppo) recenti.
Stilisticamente,
metterei MOLTO LONTANO DA CASA sullo stesso piano del
capolavoro assoluto della letteratura australiana, ovvero
L’ESPLORATORE di Patrick White, anche se ovviamente la visione
che l’autore Premio Nobel aveva delle popolazioni native era molto
differente.
Non
fraintendetemi, nell’opera di Carey non c’è buonismo per nessuna
delle due parti (anche se i bianchi – soprattutto WASP – ci fanno
una pessima figura!). La scrittura è impeccabile e c’è anche una
nota di realismo magico e tocchi antropologici interessantissimi.
P.S. Ho dimenticato di parlare dell'aspetto linguistico del romanzo. Grazie all'aiuto di un'amica antropologa, Carey ha ricostruito l'inglese pidgin usato dagli aborigeni e la traduzione italiana ha mantenuto l'aspetto morfosintattico "sgangherato" dell'originale, dando più credibilità alle battute pronunciate dai personaggi nativi, tra i quali spicca il Dottor Batteria così chiamato perché, nonostante l'iniziale diffidenza di Titch, è riuscito a resuscitare la batteria dell'auto quando ormai era data per spacciata.
P.S. Ho dimenticato di parlare dell'aspetto linguistico del romanzo. Grazie all'aiuto di un'amica antropologa, Carey ha ricostruito l'inglese pidgin usato dagli aborigeni e la traduzione italiana ha mantenuto l'aspetto morfosintattico "sgangherato" dell'originale, dando più credibilità alle battute pronunciate dai personaggi nativi, tra i quali spicca il Dottor Batteria così chiamato perché, nonostante l'iniziale diffidenza di Titch, è riuscito a resuscitare la batteria dell'auto quando ormai era data per spacciata.
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