A GIRL'S BRAKFAST
VOTO:
7
DISPONIBILE:
VIKI RAKUTEN ma dovete avere pazienza coi sottotitoli e
destreggiarvi anche con il portoghese perché in italiano non è
stata tradotta al 100%
Stamattina
ho finito di guardare il drama giapponese A
GIRL’S BREAKFAST
(Itsuka
Tiffany de Choushoku wo)
composto
da due stagioni di 12 episodi ciascuna.
Devo
dire subito che io, pur amando l’Asia e in particolare il Giappone,
sono abbastanza nuova nel campo dei drama, ma volevo qualcosa di
semplice che mi distraesse dagli anime e così… eccomi qua!
La
storia di A GIRL’S BRAKFAST è piuttosto lineare e non ha
nulla a che vedere con il classico di Capote COLAZIONE DA TIFFANY,
o con il film con Audrey Hepburn a cui si ispira per il titolo
originale (letteralmente: “Un giorno spero di fare colazione da
Tiffany”). Il rimando è evidente fin dalla sigla iniziale, anzi
fin dalla locandina della serie, dove le quattro protagoniste
appaiono vestite con il celebre tubino nero, ma le assonanze si
fermano alla parola “colazione”. Si tratta infatti della serie
che ha avviato il cosiddetto breakfast boom tra le giovani giapponesi
e naturalmente si inserisce benissimo nel genere gastronomico che ora
sta spopolando negli anime e nei manga.
La
trama – dicevo – è piuttosto semplice: Mariko rompe col suo
ragazzo dopo anni di convivenza e decide di riallacciare i rapporti
con le amiche del liceo, che non sentiva da un po’. Così ritrova
Risa, che adesso fa l’insegnante di yoga; Shiori, che è diventata
mamma e casalinga; e Noriko, che lavora in un bar. Ovviamente verremo
a conoscenza delle vite private e sentimentali delle quattro, che
dalla prima chiamata di Mariko iniziano a vedersi ogni settimana per
provare un diverso ristornate a colazione. Ricordiamoci che in
Giappone si fa una colazione molto molto abbondante , con piatti che
noi vedremmo bene a pranzo, e quindi vengono consigliati posti
specializzati in curry, carne, pancake salati ecc… Sì, perché la
particolarità della serie è proprio quella di mostrare luoghi
veramente esistenti a Tokyo dandone addirittura la collocazione con
relative indicazioni stradali, un po’ come è avvenuto in NANA
con il Jackson’s, ma più in grande.
Ogni
ragazza ha una storia: Risa inizia una relazione titubante con
Kometani: scottata dalla sua esperienza familiare, si comporta con
estrema cautela; Noriko ha una relazione col suo capo, un uomo
sposato; Mariko comincia a provare interesse per un ragazzo che
lavora con lei nella piccola azienda che promuove un brand di
abbigliamento; e infine Shiori, sposata con Yoshimi e madre di un
bambino adorabile di nome Rihito.
l’analisi
di questi rapporti di coppia è il punto di forza di questo drama:
ogni storia è di per sé diversa e anche i personaggi maschili hanno
uno spessore:
Kenji
Kometani è un salary-man ma è soprattutto un cavaliere d’altri
tempi, completamente innamorato di Risa in maniera tenera e
adolescenziale;
il
capo di Noriko è un tipo molto easy-going che prende la storia con
lei con una leggerezza e una sbruffoneria irritanti;
il
rapporto tra Mariko e Sugaya è quello tipico di ogni serie che si
rispetti: i due restano indecisi, in bilico tra amicizia e amore,
fino alla fine;
e
poi il rapporto più interessante: quello coniugale tra Shiori e
Yoshimi. Lui ovviamente è un uomo che lavora ma incredibilmente si
rivela umano, non totalmente assorbito dall’azienda, e persino
divertente e paterno in alcuni momenti. Non so bene come interpretare
la decisione di Shiori di lasciare la carriera per dedicarsi alla
famiglia (o meglio,Shiori sceglie di lavorare da casa), come se non
fosse possibile conciliare le cose per una donna …. (a tal
proposito, forse ci sono libri di sociologia che potrebbero dirimere
le mie perplessità… chissà magari il saggio di Takeo Doi affronta
l’argomento?)
Il
personaggio di Sugaya mi è piaciuto moltissimo. È ombroso e stiloso
e riesce a condurre una vera amicizia con Mariko, anche mentre lei
esce con un altro, un designer di nome Takanami. Quest’ultimo è il
personaggio più debole. Ha un comportamento molto strano e Sugaya,
che lo conosceva già da prima, lo osteggia facendo però mistero del
perché non gli piaccia. Uno penserebbe che ci sia dietro qualcosa di
losco, un torbido passato, un giallo ….e invece la cosa si risolve
così in quattro e quattr’otto senza spiegazioni.
Altra
parte vincente di A GIRL’S BREAKFAST è la presentazione dei
piatti, non solo per la scelta dei locali – che io, da salutista,
non posso condividere davvero – ma per l’inquadratura tecnica
delle pietanze e il modo invitante in cui Mariko le assapora (in
questo senso l’attrice Reina Triendl [di origini nippo-austriache]
è davvero bravissima!
Se
non vado errata questo drama è stato tratto da un manga di Hirochi
Maki che è stato classificato come seinen ma io lo definirei josei,
dato che una parte della vicenda si svolge sui posti di lavoro di
Mariko e Noriko e i problemi presentati sono quelli di donne adulte.
Sarei
però curiosa di vedere i disegni: sul sito di Animeclick si vedono
alcune tavole dedicate al cibo, accurate quasi quanto quelle di
GOURMET di Taniguchi; e poi mi piacerebbe vedere anche qualche
paesaggio perché in questa serie gli angoli nascosti di Tokyo sono i
veri protagonisti, sfuggendo alla frenesia dei quartieri affollati.
Una
mia amica ha definito questo genere di drama: “Come i fotoromanzi
di CIOÈ
di quando eravamo piccole”. Lei forse lo ha detto in senso
dispregiativo ma io mi sono resa conto di aver apprezzato la serie
proprio per questo motivo (o almeno, anche per questo): almeno siamo
lontano anni luce dalla nuova tendenza di infarcire tutto di sesso e
volgarità!
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