BANGKOK LOVE STORIES - OBJECTS OF AFFECTION




VOTO: 8

DISPONIBILITÀ: Netflix

 Mi sono avvicinata a OBJECTS OF AFFECTION incuriosita dalla novità (una serie thailandese? What?) e attirata dall’idea di ascoltare il suono di una lingua così musicale e misteriosa (la serie non è doppiata e la si può guardare con i sottotitoli in italiano).
 OBJECTS OF AFFECTION è il quarto capitolo della serie antologica BANGKOK LOVE STORIES 2  ideata, diretta e prodotta da Ekachai Uekrongtham
Jess assiste all’omicidio di due ragazze e lo riprende con il telefonino. Questo evento peggiora il suo disturbo di personalità multipla (DID) e fa emergere in modo ancora più marcato i suoi tre alter ego: il transessuale Joey, la sfacciata e forte Pinky e la debole e infantile Jenny.
A peggiorare il tutto, i due malviventi colpevoli del delitto l’hanno vista filmare e da quel momento la tormentano, aggredendola per avere il video.
Ma il telefono cade a terra e si rompe, quindi Jess lo porta a riparare in un negozio del centro commerciale Fortune Town, dove conosce Qten (pronunciato Kiu-ten e scritto anche Q10), il bravissimo tecnico in grado di aggiustare qualsiasi cosa. Passa così l’importante messaggio che un oggetto può essere importante anche se è vecchio e che vale la pena cercare di aggiustarlo e trattarlo con cura.

Devo dire subito che tutto si regge sull’eccellente interpretazione della protagonista Apinya Sakuljaroensuk. L’attrice è giovane (è nata nel 1990) ma ha all’attivo diversi film e serie TV. Apinya è brava a cambiare personalità ed è davvero molto bella. Anche il protagonista maschile  Kanokchat Munyadon è da segnalare e risulta un attore abbastanza conosciuto in patria. Il suo personaggio è gentile, tenero e leale fino allo sfinimento e in alcuni momenti passa per l’eroe stereotipato che vuole a tutti i costi salvare la donzella che ama. Più volte si dice nel corso della serie che Qten avrebbe aggiustato il cuore rotto di Jess, ma ho apprezzato che alla fine non passi il solito messaggio sbagliato che l’amore può guarire qualsiasi cosa: per alcuni disturbi è necessario l’aiuto di un medico!

Ci sono poi diversi personaggi ricorrenti: Kang, il collega di Qten e la coreana Tae-hee che lavora in uno dei ristoranti del centro commerciale ed è cotta di Qten e lo segue dappertutto chiamandolo “Mio caro”, apparendo come Brigitta per Paperon de’ Paperoni. E poi Dada, la migliore amica di Jess, e Jeng che lavora con Tae-hee al ristorante e sembra Marrabbio. Sì perché effettivamente, forse per alleggerire la tematica greve della serie, Kang, Jeng e Tae-hee sono tre macchiette, spalle per dei siparietti comici. E purtroppo devo dire che nemmeno i due malviventi sono molto credibili: sono i classici cattivi imbranati che falliscono mille volte e mille volte devono presentare le loro scuse davanti al capo (che comunque noi non vediamo mai).
Ovviamente col procedere della serie, veniamo a conoscenza del passato di Jess e dei fatti che l’hanno portata a sviluppare le sue tre personalità alternative; e scopriamo anche a quali persone reali esse si ispirano. A questo proposito, mi è piaciuto molto il personaggio della madre – la signora Ja – che in parte si incolpa per la situazione della figlia quando in realtà lei ha solo agito sempre in buona fede, cercando di fare del suo meglio.  Conosciamo da vicino la mamma quando Jess e Qten passano un periodo nella casa natale di lei, in un paesino di mare poco fuori Bangkok e ho notato un drastico cambiamento nella manciata di episodi ambientati in campagna: l’atmosfera è più rilassata e le scene sono più solari.
Vorrei adesso provare a dare un giudizio sulla parte tecnica della serie, anche se chiaramente non sono un’esperta. Ho apprezzato il modo in cui il regista ripropone scene che abbiamo già visto quando i protagonisti pensano al passato. Bella anche la colonna sonora con pezzi pop e rock thailandesi che difficilmente sentiamo qui in Occidente.
Non mi sono piaciuti invece gli attori scelti per interpretare i protagonisti da bambini. Soprattutto il ragazzino che dovrebbe essere Qten non somiglia per niente all’adulto (gli mancano gli splendidi occhi luminosi di Kanokchat Munyadon!♥) E c’è da aggiungere che il gatto di cui Qten si prende amorevolmente cura è orrendo. Il gatto più grasso e con l’aria stupida della storia della cinematografia: giuro che mi ha ricordato una versione peggiorata di Giuliano (sarà un caso che torni ancora KISS ME, LICIA?)
Una cosa mi ha infastidito più di tutto: durante gli episodi capita della pubblicità non occulta, ma anzi palese come se fosse uno spot!

Per poter scrivere subito la recensione a caldo non ho letto tutti i libri che la visione ha richiamato, quindi non ho potuto fare paragoni letterari, ma vi lascio la lista (che sarà sicuramente incompleta):

GLI UCCELLI DI BANGKOK Manuel Vázquez Montalbán
BANGKOK UCCIDE John Burdett
IL VIAGGIO DI NAGA Tew Bunnang
PAPAYA SALAD Elisa Macellari
LO ZOO DELLE DONNE GIRAFFA Martino Nicoletti
BANGKOK Lawrence Osborne
LIZZIE Shirley Jackson
UNA STANZA PIENA DI GENTE Daniel Keyes

E poi vorrei ovviamente recuperare le altre tre stagioni di BANGKOK LOVE STORIES, anche se la trama di queste non ha nulla a che vedere con OBJECTS OF AFFECTION, se non che sono tutte ambientate nella capitale thailandese.

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