CARMEN SANDIEGO
VOTO:
8.5
Questa
volta non ho guardato un anime ma un cartoon americano: CARMEN SANDIEGO, la
riedizione modernizzata di una serie che amavo quando ero piccola e ancora le
reti Rai erano solo tre ed esisteva “Domenica Disney”.
Quando
viene trovata in Argentina, Carmen è una neonata e viene chiamata Pecora Nera.
Arrivata
un’isola di ladri diventa anche lei una ladra ma comincia a lavorare contro l’associazione
criminale che l’ha allevata, e intralcia i piani della V.I.L.E. rubando e restituendo alla comunità alcune
importanti opere d’arte.
Una
volta scappata dall’isola, indossa un cappotto e un cappello rosso e inizia a
lavorare con tre complici, tra cui un abilissimo hacker che segue le sue azioni
da lontano.
A
inseguirla ci sono due ispettori dell’Interpol: Chase Devineaux è un po’ goffo
e pasticcione ma la signorina Julia Argent è intelligentissima e inizia a
mettere in dubbio la presunta malvagità di Carmen. Ecco uno spunto di riflessione:
ciò che va contro la Legge è sempre necessariamente sbagliato?
Il
rapporto tra Devineaux e la signorina Argent somiglia a quello tra l’Ispettore
Gadget e sua nipote Penny.
Per
quanto riguarda i disegni sono tipicamente americani con colori
particolarmente vivaci e con linee molto marcate, diverse dall'originale di tanti anni fa, che era più vicino a uno stile tradizionale, quasi supereroico, Soprattutto gli occhi di
Carmen, rotondi, grandi e grigi sono molto belli.
Parlando
della trama, viene in mente OCCHI DI GATTO (CAT’S EYE) .
Quando
ero bambina mi piaceva tantissimo l’anime (allora si diceva ancora “cartone
animato”) e quindi ho recentemente letto e gustato la perfect edition del manga
pubblicata da Planet Manga.
Il
bello di CARMEN SANDIEGO è che per preparare i suoi colpi, lei viaggia coi suoi
complici in giro per il mondo e dà informazioni sulla Storia, la cultura, la
geografia e persino sull’economia di ciascun Paese visitato, perciò i bambini
che guardano imparano senza rendersene conto.
Netflix
propone per ora solo una prima stagione e questo significa che non c’è finale
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