GIORNI DI AMORE E INGANNO


 
Alicia Gimenéz-Bartlett, Sellerio

 

VOTO: 6.5

 

GIORNI DI AMORE E INGANNO è un buon libro ma non mi ha convinto pienamente, anzi ci sono alcuni elementi che hanno influito sul mio voto complessivamente basso.

Prima l’aspetto positivo: Alicia Giménez-Bartlett, ottima giallista della serie della commissaria Petra Delicado, qui si cimenta con un romanzo psicologico e lo fa con un impareggiabile approfondimento dei personaggi, soprattutto quelli femminili.

La storia narra di un gruppo di cooperanti spagnoli (più uno statunitense) che sta costruendo una diga nella foresta nello Stato messicano di Oaxaca.

L’autrice si sofferma su quattro di loro, con le relative mogli: Santiago e Paula – una coppia problematica – Ramón e Victoria – apparentemente appagati e tranquilli; Adolfo e Manuela – ormai sulla sessantina; e infine gli americani Henry e Susy – i più giovani. Poi c’è Darío, il custode e tuttofare del villaggio in cui vivono le signore.

Vengono man mano alla luce i dubbi, i traumi e le insicurezze finché l’inaspettata storia d’amore tra Santiago e Victoria fa esplodere la situazione mettendo in crisi tutti.

Che cosa ci si aspetta dalla vita e dal matrimonio? Quali sono le difficoltà di trovarsi in Paese straniero (di cui si condivide – in parte – la lingua ma non il pensiero, gli usi e i costumi)? Che cosa si prova a essere confinate nel microcosmo di un villaggio artificiale, a metà tra un progetto sociologico e il quartiere in del film argentino LA ZONA, mentre fuori, nel paesino di San Miguel, scorre la vita vera?

Queste e altre domande affollano la mente dei protagonisti e mandano in tilt un sistema inizialmente pacifico.

 

La scrittura e l’analisi della Bartlett sono esemplari ma alcune cose non mi sono piaciute per niente.

In primo luogo l’insistenza sul fatto che possa essere il posto, con il suo clima ma soprattutto con la sua mentalità a far “impazzire” i “bravi spagnoli” (molto belle, comunque, le descrizioni del bordello El Cielito, assiduamente frequentato da Darío)

Le numerose scene di sesso greve mi hanno molto infastidito, in quanto le ho trovate molto dozzinali, fin troppo materiche.

Per finire, penso che la conclusione  sia troppo affrettata: nelle ultime pagine succede qualcosa che darebbe materiale per un libro intero e che invece viene risolto in quattro e quattr’otto.

 

Una menzione al progetto grafico che riporta in copertina un quadro, che mi ricorda molto da vicino la celebre acquaforte di Goya “Il Sonno della Ragione genera Mostri.

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